20 novembre 2024

1000 giorni di guerra in Ucraina: il fallimento dell'Occidente tra illusioni e realtà"

"1000 giorni di guerra in Ucraina: il fallimento dell'Occidente tra illusioni e realtà" Da mille giorni l'Ucraina resiste all’aggressione russa e, se si volesse fare un bilancio, i risultati ottenuti da questa guerra sembrano ben lontani dagli obiettivi proclamati. Secondo Gallup, il 52% degli ucraini vorrebbe fermare il conflitto con un negoziato il prima possibile e oltre metà di questi accetterebbe persino cessioni territoriali pur di arrivare alla pace. Nel 2022 il consenso per continuare a combattere sfiorava il 73%, mentre oggi è sceso al 38%, segno di una stanchezza crescente che attraversa tutte le regioni del Paese, comprese quelle più vicine al fronte. Nonostante ciò, l’Occidente continua a gonfiare il petto e a vendere fumo, come se la sconfitta sul campo della Russia fosse dietro l’angolo e come se una "pace giusta" fosse una certezza matematica. In realtà, gli obiettivi di questa strategia sono stati mancati uno dopo l’altro. La Russia non è stata sconfitta, non ha subito il cambio di regime sognato da Washington e Bruxelles, non è crollata economicamente né è stata isolata sul piano internazionale. Anzi, Mosca ha rafforzato i legami con Cina, Iran e altri Paesi che vedono nell’Occidente un nemico comune. I BRICS sono cresciuti esponenzialmente, attirando nazioni che prima gravitavano nell’orbita occidentale. L’Africa ha iniziato a voltare le spalle alla Francia, mentre in America Latina e Asia gli investimenti cinesi e le relazioni con la Russia si moltiplicano. E intanto noi ci raccontiamo favole, ignorando che l’Occidente non è più quello che distribuiva le carte a suo piacimento. Dall’altra parte, l’Ucraina ha pagato il prezzo più alto. Centinaia di migliaia di morti, milioni di profughi, città e infrastrutture ridotte in macerie, un Paese intero devastato. Se nel 2022 si fosse negoziata una tregua, magari in Bielorussia, oggi ci troveremmo nello stesso punto, ma con meno morti, meno distruzione e più risorse per ricostruire. Invece, siamo al punto in cui Biden, ormai politicamente sfiduciato anche dal suo partito, decide di inviare missili a lunga gittata come ultimo colpo di coda, mentre gli europei continuano a recitare il mantra della "guerra giusta" che nessuno sa più come concludere. Questa guerra ha dimostrato l’incapacità dell’Occidente di affrontare le proprie contraddizioni. Se davvero crediamo che sia una battaglia "esistenziale" contro il male assoluto, perché non siamo andati a combattere noi? Perché non abbiamo dato tutto e subito agli ucraini, invece di rifornirli a rate e con il contagocce? Perché i baltici, i polacchi e i Paesi che gridano al lupo contro Putin non hanno mosso un dito? La verità è che questa guerra è stata condotta con una spaventosa ipocrisia, una retorica vuota e una propaganda che ha preferito insultare chiunque osasse mettere in dubbio la narrazione ufficiale piuttosto che affrontare i fatti. Oggi siamo ancora qui, a raccontarci che la vittoria è vicina e che con qualche missile in più la democrazia trionferà. Ma la realtà è ben diversa. In Africa, Cina e Russia ci surclassano. In America Latina, perdiamo terreno ogni giorno. E l’Europa, ormai invecchiata e fragile, continua a vivere di illusioni, pensando che il mondo ruoti ancora intorno a lei. Forse è ora di smettere di fare i nobili con le pezze al sedere, di guardare in faccia il disastro e di ammettere che mille giorni di guerra non ci hanno insegnato nulla, se non che il mondo sta cambiando e noi siamo sempre più irrilevanti.

 
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