Recensioni e segnalazioni



Eric Denécé, L’Espionnage en 365 citations, Le Chêne, Paris, 2013.

 

L’espionnage est l’un des plus vieux métier du monde, des plus méconnus aussi. Son univers mystérieux est souvent fantasmé parce que ses pratiques professionnelles sont des savoirs secrets qui ne sont pas accessibles à tous. Jusqu’à présent, l’espionnage n’avait donné lieu à aucun recueil de citations. Or, le renseignement est plus souvent évoqué qu’on ne le croit dans la littérature, car il est un sujet de fascination pour de nombreux auteurs, d’Homère à Balzac, de Stendhal à Julien Gracq. Ce recueil réunit près de 400 citations sur le monde de l’espionnage, vu par des hommes de plume, des hommes politiques, des historiens et des anciens des services de renseignement. Elles sont présentées selon le corpus professionnel de l’espion (la recherche, l’analyse, le contre‐ espionnage, l’action) et évoquent également la fausse image que l’opinion se fait de ce métier singulier (idées reçues, fantasmes, etc.).Ce petit ouvrage est ainsi un véritable bréviaire de l’officier de renseignement – pour recruter, manipuler, tromper, surprendre, etc. –, qui initiera le lecteur aux « arts de la clandestinité », à travers la littérature française et étrangère. 



ERIC DENECE COMMANDANDOS & FORCE SPECIALES,EDIZIONS QUEST FRANCE,2011

 

L'autore  Eric Dénéce- direttore del CFR2 e docente all'Università di Bourdeaux IV-  illustra sia sotto il profilo storico che  sotto quello operativo le principali  forze di élite della Germania,dell'Inghilterra,degli Usa,di Israele e della Francia  anche attraverso una ampia e originale iconografia ponendo l'enfasi  sia sulle missioni speciali maggiormente significative che ne hanno caratterizzato l'operato sia il ruolo sempre più determinante che hanno svolto e svolgono di fronte al terrorismo .

IDDO NETANYAHU,ENTEBBE 1976,EDIZIONI LIBRERIA MILITARE 2009,pagg.204,euro 21,00

L’autore- ufficiale israeliano- narra con un ritmo incalzante la liberazione degli ostaggi del volo Air France nel 1976 da parte della unità antiterroristica israeliana comandata dal fratello  Jonathan Netanyahu.Come è noto,nel luglio del 1976 il Fronte di Liberazione palestineseWadi’a Haddad prese in ostaggio un centinaio di cittadini israeliani dirottando l’Air France,proveniente da Parigi e diretto a Tel Aviv,all’aeroporto di Entebbe in Uguanda chiedendo al governo israeliano la liberazione immediata e senza condizioni dei propri compagni palestinesi-detenuti nelle prigioni israeliane- in cambio della liberazione degli ostaggi.L’azione del primo ministro Rabin si svolse lungo due direttrici complementari:la negoziazione e la liberazione degli ostaggi attraverso un atto di forza efficacemente coordinato.La riuscita della operazione di liberazione-affidata alla Sayeret Matkal  - la punta di diamante dell’antiterrorismo israeliano fondata nel 1957 dall’ufficiale di intelligence Arnam-avrebbe rivestito un ruolo politico di enorme portata mentre il l’eventuale fallimento avrebbe determinato  sia“ il collasso della politica israeliana”(p.40) sia “un effetto devastante sullo spirito del paese”(p.51).Sotto il profilo strategico fu necessario il lavoro sinergico del primo ministro,del ministro della Difesa-Peres-,del Mossad-a capo del quale vi era Hofi-del Servizio Informazioni Militare coordinato da Gazit e soprattutto della professionalità della Sayeret comandata da Netanyahu.Sotto il profilo tattico le difficoltà della sua esecuzione dipendevano sia dalle scarse informazioni sull’obiettivo primario,  sia dalla necessità di salvaguardare l’effetto sorpresa sia infine dalla esigenza di prendere “rapidamente il controllo dell’area tenuta dai terroristi e dagli ugandesi prima che avessero la possibilità di eliminare gli ostaggi”(p.70).Operativamente la liberazione  degli ostaggi e l’eliminazione dei nemici si svolse in un arco temporale brevissimo-un ora circa-e implicò il coinvolgimento di un centinaio di uomini suddivisi tra otto squadre di assalto della Sayeret,da squadre di  difesa periferica coadiuvate dai paracadutisti e dalle brigate Golam in funzione di truppe di supporto. Quanto alla fasi della sua realizzazione, queste si articolarono in tre momenti:l’atterraggio degli Hercules e lo sbarco dei parà in attesa di attaccare il terminal dell’aeroporto di Entebbe,l’assalto e l’eliminazione da parte della Sayeret delle sentinelle ugandesi  e infine l’irruzione nel terminal allo scopo di liberare gli ostaggi-alloggiati nella hall principale-,di eliminare i terroristi-collocati al primo piano-e i soldati ugandesi alloggiati nel secondo piano.Il successo dell’operazione-nonostante la morte  sul campo del comandante Netanyahu- rappresentò un esempio paradigmatico per tutte le unità di élite antiterroristiche del mondo .

ISABELLE SOMMIER,LA VIOLENZA RIVOLUZIONARIA,DERIVE E APPRODI,2009,EURO12,00

L’autrice-direttrice del Centro di ricerche politiche della Sorbona-è considerata una delle più autorevoli studiose francesi dei movimenti antagonisti e del terrorismo di sinistra del novecento.Se lato l’autrice considera di fondamentale rilievo gli studi sociologici tarrawiani- pur distanziandosene soprattutto per la sostanziale ambiguità semantica e teorica del concetto di ciclo di mobilitazione (servendosi dei rilievi critici di Neveu)-dall’altro lato ritiene opportuno definire preliminarmente sia il concetto di violenza politica mutuato da Gurr (“attacco collettivo compiuto all’interno di una comunità politica,rivolto contro un regime politico,i suoi membri e le sue pratiche”) sia quello di violenza terroristica(“l’esercizio di una violenza cieca con un forte impatto mediatico che colpisce la popolazione civile,seguendo un principio di distinzione tra vittime e obiettivi”).Ebbene,il nodo tematico centrale del saggio, consiste nella individuazione di costanti sociologiche tra i movimenti antagonisti europei – tedesco,francese e italiano- del sessantotto e del settanta-e quelli omologhi in Giappone e Stati Uniti,raffronto che le consente di sottolineare come la radicalizzazione dei movimenti fu determinata dalla repressione,dalla nascita dei contromovimenti(favoriti inplicitamente o esplicitamente dal sistema) e dalla concorrenza tra organizzazioni.Infine,riveste un significato particolare l’ultimo capitolo, nel quale la Sommier riconosce sia l’efficacia dei dispositivi repressivi messi atto-in particolare si sofferma su quelli italiani-sia il ruolo determinante svolto dai pentiti e dai dissociati nello smantellamento dei movimenti terroristici.

Militaires et guerilla dans la guerre d’Algerie ,a cura di Jean-Charles Jauffret e Maurice Vaisse,Editions Complexe 2001

Nonostante non sia possibile dare conto analiticamente di tutti I contributi degli autorevoli relatori,e’ tuttavia possibile -seppure sinteticamente-formulare alcune considerazioni di indubbia rilevanza in relazione alla guerra di Algeria.
In primo luogo,l’iniziale assenza da parte francese di una spirito interarma fu superata a partire dal 1959 grazie alla leadership di Bigeard -che fu in grado di amalgamare le unita’ francesi- e grazie al Col.Ruyssen con la realizzazione del CROGG la prima struttura integrata di intelligence che permise al potere militare francese di superare la rivalita’ tra la DST diretta da Pontal e del SDCE coordinata da Germain,struttura interarma I cui benefci furono tuttavia ben presto vanificati con la proliferazione di strumenti di intelligence quali la SAS del Gen.Parlange,il BEL e il COBR.In secondo luogo,benche’ inizialmente la reazione francese alle nuove modalita’ di guerra sovversiva si fosse rivelata lenta e tardiva-come sottolineato nel 1955 dal console brittanico Irving-ben presto il potere militare fu in grado di reagire-come indicato dall’ambasciatore brittanico Jebb- attraverso il Centro di istruzione di controguerriglia e di sovversione di Arzew nel 1957,il “quadrillage”di Trinquier e la collaborazione tra la gendarmeria e l’esercito e tra il SDCE e la Marina.Indubbiamente uno degli strumenti per eccellenza di contrasto attuati dalla Francia fu la guerra psicologica il cui artefice fu certo Larechoy ma che ebbe modo di prendere forma nel contesto delle forze armate francesi grazie a Bigeard,Godard attraverso il CHTP del Gen.Ely,attraverso il CIGP e naturalmente grazie al 5°Bureau.Se indubbiamente -da parte dell’ALN- fu compiuto un tentativo analogo di guerra psicologica e di disinformazione presso i soldati francesi-i sottoufficiali in particolare-ai quali la Francia fu presentata come la principale responsabile del terrorismo, e’ tuttavia altrettanto indubbio che in Francia l’opposizine alla guerra si manifesto’ attraverso la disubbidienza alla leva che fu certo di notevole rilevanza ed ebbe modo di prendere forma attraverso Alban Liecthi-la cui azione fu ampiamente pubblicizzata dalla CGT-,Noel Favreliere,Jean Le Meur e soprattutto Jeanson ma soprattutto attraverso periodici -quali L’Humanite’ ,Le temps des rappeles e Esprit-che esercitarono un impatto ampio e duraturo presso gli intellettuali francesi laici e cattolici.Infine,fra le molte conclusioni alle quali il saggio perviene due ci sembrano quelle di particolare rilievo:in primo luogo la battaglia di Algeri rappresentera’ un punto di riferimento fondamentale per la guerra rivoluzionaria e la guerra psicologica e in secondo luogo la delega politica al potere militare-ed in particolare a Massu e Salan-portera’ ad un ribaltamento dei ruoli tra magistratura e potere militare attribuendo a quest’ultimo un ruolo determinante in tutte le scelte politiche di rilievo.

GENERAL BIGEARD,CRIER MA VERITE,EDITIONS DU ROCHER 19,50 2002

attaglia di Algeri che lo vide protagonista al pari di Massu,Godard e Salan.Se il taglio interpretativo e’ certamente realistico e nazionalistico insieme ,l’autore non puo’ fare a meno di ricordare come la lotta contro l’FNL fosse letta come una lotta per l’integrita’ nazionale francese e nel contempo come una lotta per il conseguimento della liberta’ di fronte alla avanzata minacciosa del comunismo.Proprio partendo da questi assunti politici,fu svolta una accurata formazione ideologica dei militari del 3°RPC trasformadoli in breve tempo in una formazione di elite. Sotto il profilo strategico certamente preziose risultano le riflessioni dell’A.sia in relazione all’uso innovativo dell’elicottero-trasformato da Bigeard da semplice strumento logistico a strumento formidabile di ricognizione e repressione-sia in relazione alle profonde trasformazioni strategiche che la guerra sovversiva implica a cominciare dalla necessita’ di attuare un approccio anche politico e psicologico oltre che strettamente militare. L’analisi della struttura bicefala dell’FNL-politica e militare-consentira’ a Bigeard di comprendere lucidamente come la struttura verticale e orizzontale dell’FNL avesse permesso una capillare infiltrazione dei sovversivi all’interno della societa’ algerina garantendo ad essa ampio sostegno finanziario. Un altro aspetto di rilievo indicato dall’autore e’ certamente il ruolo decisivo di Saadi -sul piano militare-con l’introduzione delle bombe artigianali che contribuirono ad aumentare la pressione psicologica presso i pied noir e quello altrettanto decisivo di Ben M’Hidi sul piano politico nei cui confronti Bigeard non nascose mai il suo rispetto che fu d’altronde esplicitamente contraccambiato.Nella seconda parte -non senza una punta di autocompiacimento-l’ A. dopo aver fatto cenno ai suoi successi militari(che lo porteranno a diventare nel 1971 Generale di Divisione delle Forze francesi nell’Oceano indiano e presidente della Commissione difesa sotto Giscard d’Estaing di cui divenne amico) lamenta la progressiva caduta del prestigio internazionale della Francia determinato da una politica incerta e incoerente,da stanziamenti risibili rispetto al passato,da forze professionali che non comprendono che la scelta di indossare la divisa costituisce una vocazione e non dunque una ordinaria professione.Certo la progressiva politicizzazione delle forze di polizia rischia di intaccare l’integrita’ delle forze armate francesi che -nonostante siano prive di missili da crociera e non ricevono la dovuta attenzione da parte della classe politica- contribuiscono-grazie alla intelligence della DST e del DRM-a dare un contributo di rilievo nella lotta al terrorismo sia in Medioeriente che in Africa.

Jacques Baud, Le renseignement et la lotte contre le terrorisme Lavauzelle 2005

Se gia’ nei precedenti saggi l’A.-uno dei piu’ noti studiosi di intelligence e di terrorismo a livello internazionale-aveva preso in attenta considerazione la diversa tipologia dei terrorismi,adesso nella prima parte del saggio individua anche le metodologie offensive del terrorismo(le bombe,gli attentati suicidi,la presa di ostaggi),le fonti di finanziamento(illegali o meno),la loro struttura interna (sovente caratterizzata da una dimensione politica e militare),le forze estreme di terrorismo o superterrorismo che comprendono quello nucleare,biologico,chimico,il cyberterrorismo che utilizza la guerra informatica per danneggiare le infrastrutture critiche e infine il terrorismo asimmetrico.Nella seconda parte-dopo aver distinto tra le diverse tipologie di intelligence(quello di difesa,quello di polizia che si occupa di identificare gli autori potenziali,quello operativo che raccoglie informazioni utili per l’azione a livello tattico)-Baud sottolinea nel contempo l’urgenza e la necessita’ di oltrepassare l’attuale divario tra intelligence esterna e interna anche cercando di delimitare con esattezza gli ambiti operativi distinguendo tra intelligence di anticipazione,di investigazione e di documentazione. Sotto il profilo storico,il contrasto al terrorismo si e’ concretizzato ora utilizzando la tortura-esempio questo estremo di controterrorismo-dalla quale possono mutuarsi informative di discutibile credibilita’ per quanto necessarie a livello tattico-ora attraverso la delazione da parte della societa’ civile o piu’ recentemente attraverso le fonti elettromagnetiche.Ad ogni modo,non pochi rimangono i problemi per attuare una strategia di controterrorismo e antiterrorismo efficace:la quantita’ di informazioni,il loro uso e il loro coordinamento.Dopo aver passato in rassegna,alcuni dei principali strategie messe in atto dai paesi europei nel contrasto al terrorismo(l’ATCSA inglese,il TRACFIN e il CILATI francesi) Baud sottolinea come il contrasto alla eversione sia sia concretato ora nella cooperazione bilaterale tra servizi ora in quella multilaterale mentre sul piano squisitamente operativo sono state messi in campo approcci diversificati che vanno dalle eliminazioni extragiudiziali della MISTA ‘ AVARIM israeliana alla guerra dell’informazione fino alla negoziazione attraverso concessioni parziali.

JACQUES BAUD,ENCYCLOPEDIA DES TERRORISME ET VIOLENCES POLITIQUE,LAVAUZELLE 2003

L’autore-proveniente dai servizi segreti svizzeri -e’ considerato uno specialista di conflitti moderni e dei metodi della guerra segreta e in questo ampio volume studia I diversi gruppi terroristici o violenti moderni analizzandone la loro struttura,gli obiettivi,le loro strategie,i metodi di finanziamento,le tecniche operative e I loro organigramma.Nella ovvia impossibilita’ di esaminare le singoli voci-data la vastita’ del saggio-prenderemo in esame I presupposti metodologici sui si costruisce il saggio.Nel corso di lunghi anni di attivita’ di intelligence,Baud ha maturato la convinzione che esista in primo luogo un legame indissolubile tra antiterrorismo e controterrorismo,in secondo luogo che esista la possibilita’ di categorizzare il terrorismo a partire da due coppie concettuali-terrorismo emozionale/razionale,terrorismo costruito sul sostegno popolare forte / debole e in terzo luogo che al di la’ delle forme specifiche attraverso le quali si manifesta(l’autore ne individua otto indicandole nel terrorismo islamico,di guerriglia,politico e di guerriglia,ecofondamentalista,antiabortista,narcoterrorista,di droit commun,di mafia e marginale)a livello di organizzazione interna questo puo’ concretarsi sostanzialmente in tre strutture: “en etoile” tipica dei piccoli gruppi,”decentralisee” caratteristica dei gruppi terroristici tradizionali e infine quella “en reseau” tipica dei gruppi terroristici moderni come Al-Quaida.In terzo luogo,se e’ vero che la collaborazione tra intelligence determina ottimi risultati-l’autore cita a tale riguardao quella tra la DST e la SVD olandase nel contrasto della Gia islamica in Francia nel 2000-e se e’ vero che certamente la Homeland americana potrebbe rappresentare una buona contromisura(per quanto la sua credibilita’ dovrebbe fondarsi su un sistema di intelligence approppiato che neanche Israele possiede), l’uso delle contromisure messe in atto dagli stati sono certamente varie e comprendono anche gli squadroni della morte di cui l’autore illustra l’ambiguita’(si pensi alla Mistavarim israeliana che opera clandestinamente nei territori occupati basandosi sul concetto di azione preventiva) o la barriera antinfiltrazione che riposa essenzialmente sulla combinazione di un dispositivo statico e dinamico(come la Linea Morice creata nel 1957).In quarto luogo,fra le innumerevoli voci inserite dall’autore, la nostra attenzione si e’ rivolta a quella dei Black Bloc che consideriamo di particolare interesse visto gli avvenimenti di Genova.Secondo Baud,questo gruppo di individui si riuniscono temporaneamente in determinate occasioni allo scopo di praticare una strategia offensiva anticapitalista di natura mista perche’ posta a meta’ strada tra il terrorismo e la guerriglia urbana servendosi naturalmente di internet con finalita’ di guerra psicologica.Inoltre e’ arduo negare l’esistenza di vincoli assai stretti tra I Black Bloc e il Dan di Seattle,il Reclaim the streets inglese e la Ruckus society californiana.

JACQUES BAUD,LA GUERRE ASYMETRIQUE,EDITIONS DU ROCHER,2003,20,00 EURO

L’autore-uno dei piu’ illustri e autorevoli studiosi di intelligence e strategia a livello internazionale-illustra con uno stile elegante e diretto gli aspetti principali della guerra asimmetrica E’ difficile negare che uno degli aspetti di novita’ emersi dalla storia contemporanea sia in primo luogo la centralita’ dell’informazione che si manifesta travalicando le distanze,influenzando le scelte politico-militari,conferendo maggiore influenza o togliendola,manifestandosi secondo una modalita’ universale e interdipendente;il secondo elemento e’ certamente la diffusione di una violenza determinata da passioni culturali,etniche caratterizzate da spietata brutalita’.Il terzo elemento e’ relativo alla trasformazione del concetto di spazio:accanto a quello geopolitico si affianca l’infosfera dimensione per eccellenza della manipolazione,il cyberspazio nel quale l’informazione numerica circola e permette l’interazione degli attori.Ebbene l’insieme di questi due elementi determina la guerra cibernetica che puo’ prendere forma ora nel cyberterrorismo ora nella cyberpropaganda che attraverso internet consente agli attori asimmetrici di avere un contatto diretto con il pubblico completando l’azione dei media.Il quarto elemento consiste nell’approccio strategico indiretto -sorto con Sun-tzu e sviluppato dal Patto di Varsavia – finalizzato a modificare il sistema nemico.Il quinto elemento della guerra asimmetrica non consiste nella ricerca della superiorita’-come nella guerra tradizionale-ma nella conversione della superiorita’ dell’avversario in debolezza(come la guerra del Vietnam e l’Ezln provano ampiamente).Ma attraverso quali strumenti la guerra asimmetrica si manifesta?Baud ne individua ben quattro:la non violenza,la violenza politica(quella dei Black blok),il terrorismo e la guerra della informazione.Particolare interesse riveste l’analisi del terrorismo la cui proteiforme natura l ‘autore riesce a imbrigliare in una chiara tipologia:il terrorismo denominato “de droit commune” che si basa sul terrore per soddisfare degli obiettivi esclusivamente criminali (come la mafia o il narcoterrorismo),il terrorismo marginale che tenta di innestare un processo rivoluzionario ma in assenza di un assenso popolare(sovente questa tipologia si fonda sulla teoria del foco di Che Guevara) come nel caso della RAF e di ACTION DIRECTE,il terrorismo politico che pianifica la distruzione della autorita’ costituita per crearne una nuova conducendo una guerra sovversiva(p.e.l’ETA) e che indubbiamente possiede una connotazione ideologica.Particolare interesse riveste il processo rivoluzionario marxista che si costruisce a partire da fasi ben precise:la realizzazione di una base popolare attraverso la propaganda e la disinformazione volta a corrodere l’ordine sociale attraverso il sabotaggio ,la formazione militare dei militanti che comporta la distruzione degli avversari -realizzando gerarchie parallele-attraverso la guerriglia ed infine la realizzazione di una nuova struttura politica e sociale.Dopo aver individuato alcune caratteristiche di rilievo della riflessione di Guevara e Marighella,Baud si sofferma sul terrorismo di guerriglia praticato nell’ambito di una guerra di liberazione,su quello a causa unica di natura ecofondamentalista e infine il terrorismo di stato di cui fu fatto ampio uso durante la guerra fredda da parte del totalitarismo attraverso la polizia segreta.Ebbene,a questo punto ,quale strategia efficace e’ necessario utilizzare se non quella basata sulla intelligence,sulla strategia e l’azione? Sul fronte della intelligence questa si manifesta in quella di investigazione o di polizia,di documentazione e di anticipazione che costituisce la forma piu’ complessa perche’ implica la necessita’ di prendere decisioni sul futuro.Al di la’ della tassonomia,l’autore non si nasconde il fatto che la presenza di forti rivalita’ tra intelligence e esterna,superata dall’Olanda con la loro umificazione,la scarsa collaborazione tra servizi dei paesi europei e non rendera’ sempre piu’ difficoltoso attuare una strategia adatta che ad ogni modo-per essere efficace- dovra’ essere olistica perche’ dovra’ cercare di attuare una sintesi o combinazione di mezzi offensivi e difensivi,civili e militari e dunque controterroristici e antiterrostici, attraverso la guerra del sapere-p.e.lo spionaggio informativo-,la maskirovska-insieme di dissimulazione e disnformazione-,la capacita’ di influenzare (per esempio una popolazione aumentando la sua capacita’ combattiva) e la cooperazione tra i media attraverso un gentlemen ‘s agreement.

STORIA DELLO SPIONAGGIO,A CURA DI TOMASO VIALARDI DI SANDIGLIANO E VIRGILIO ILARI,EDIZIONE ASSOCIAZIONE EUROPEA DEGLI AMICI DEGLI ARCHIVI STORICI,2006 15.00 EURO

Il volume -frutto del lavoro di noti analisti strategici e storici militari-pone l’enfasi da un lato su alcuni aspetti di indubbio rilievo della intelligence italiana,nipponica,inglese e dall’altro lato pone l’accento sugli strumenti di contrasto del terrorismo e sulla importanza della guerra elettronica.
Sul fronte della intelligence italiana-PETROLA-sottolinea come durante il REGNO DI SARDEGNA le fonti di intelligence derivassero ora dalle analisi statistiche,ora dalle testimonianze degli emigrati ora infine dalle ricognizioni militari. Di fondamentale importanza-per comprendere chiaramente l’organizzazione dello spionaggio militare italiano-fu il contributo del gen.GOVONE che fu in grado di organizzare un efficiente servizio di intelligence a partire dal 1859.Questo successo fu reso possibile anche dalla lungimiranza del Ministro della Guerra LA MARMORA che,nell’aprile del 1855,emano’ una breve istruzione sulla necessita’ della intelligence e sulla indispensabilita’ di crearla secondo un criterio interforze.Tuttavia,tale legittima aspirazione,fu pienamente recepita-come sottolinea PASQUALINI-soltanto tra il 1918 e il 1925,periodo nel quale si consolido’ l’idea di una intelligence militare interforze .Proprio in questa direzione andarono le osservazioni di TATTONI-ministro degli Esteri-che nel 1919 contribui’ indubbiamente a gettare le premesse per la nascita del SIM,la cui struttura organizzativa fu tuttavia piu’ volte rivista nel corso della seconda guerra mondiale finendo per minarne l’efficienza. Paradossalmente l’attivita’ informativa militare italiana deve considerarsi piu’ organica e unitaria durante i primi anni del novecento,periodo nel quale-rileva CAPPELLANO-lo spionaggio fu centralizzato nell’UFFICIO I e nelle sue fondamentali ramificazioni periferiche(alludiamo all’Ufficio Scacchiere Orientale,Occidentale e Coloniale).Il contributo dato alla guerra elettronica dall’Inghilterra durante il primo e il secondo conflitto mondiale,fu assolutamente decisivo-sottolinea SANTONI-per lo sviluppo della SIGINT attuale.Infatti la STANZA 40 della Royal Navy-che fra l’altro consenti’ la corretta interpretazione del telegramma Zimmermann nel 1917-e la realizzazione di ULTRA nel 1939 presso BLETCHLEY PARK-grazie al quale fu possibile decifrare i messaggi della macchina crittografica tedesca ENIGMA-,costituiscono due pietre miliari della guerra elettronica.A tale proposito-TANI-osserva che durante la cold war l’uso della guerra elettronica raggiunse il proprio apice.Sia sufficiente riflettere sulla guerra del Vietnam- nella quale gli Usa si servirono con successo di RWR,ECM di nuova generazione,di missili anti-radiazione e veivoli specializzati denominati WILD-WEASEL-,sul conflitto arabo-israeliano del 1973 durante il quale Israele si servi’ di avanzate tecniche di inganno ECM RANGE GATE PULL OFF(che resero inutilizzabili i missili egiziani antinave STIX) e infine su quello con il Libano nel quale Israele distrusse l’intera difesa aerea siriana attraverso l’impiego combinato di mezzi di scoperta ESM,RPV,di missili guidati ZEEV portando in tal modo a termine una operazione NETWORKCENTER ante-litteram.Al di la’ della complessa articolazione della intelligence cinese-oggetto del saggio di MINI-e’ opportuno individuare alcune linee guida di rilievo.In primo luogo,la sicurezza dello stato cinese si costruisce sull’attivo coinvolgimento della societa’ civile sia nel settore della intelligence che in quello della counter-intelligence.Coinvolgimento reso possibile dalla piena compenetrazione tra il partito comunista e lo stato che si concretizza anche attraverso le unita’ di lavoro,i capi villaggio e i capi fabbrica.Tuttavia,allo scopo di realizzare un controllo sempre piu’ ampio della societa’,anche il partito possiede una serie di organismi di intelligence autonomi rispetto a quelli istituzionali.Sotto il profilo operativo,lo spionaggio cinese opera all’interno grazie all’uso della delazione,della tortura mentre all’esterno anche attraverso canali informali quali gli studenti, le agenzie di viaggio e gli istituti strategici.A conclusione del saggio,MINI osserva che per i cinesi il vantaggio tecnologico americano e’ disperso e reso vano da una prospettiva strategica limitata e dalla incapacita’ di valutare le conseguenze delle informazioni.La centralita’ della intelligence ,nel contrasto del terrorismo, e’ esplicitamente riconosciuta da GORI che-dopo una breve sinossi delle principali scuole di pensiero antiterroristiche(l’autore-a tale riguardo- scarta la soluzione di DERSHOWITZ ritenendola troppo radicale),sottolinea la grande utilita’ della strumentazione denominata ASAP messa a punto dalla RAND e altresi’ rileva l’indipensabilita’ di una collaborazione euro-americana possibile a patto che si comprenda la forma mentis del nemico servendosi della intelligence principalmente come strumento di prevenzione del terrorismo.Una riflessione a parte merita il saggio di VIALARDI e VIVIANI relativo al celebre caso MITROKIN.Secondo l’analitica disamina della vicenda compiuta dagli autori,emergono con nettezza alcuni punti fermi:in primo luogo appare inconsueto che un funzionario di statura mediocre quale fu MITROKIN potesse avere accesso a una documentazione cosi’ vasta e importante;in secondo luogo,appare altrettanto inusuale l’incompetenza del KGB nel consentirgli di accedere a questa documentazione senza rispettare le usuali misure di sicurezza.In terzo luogo,il contenuto dei fascicoli possiedono solo un valore storico e comunque furono certamente “ trattati” dal SIS e dalla CIA.Infine-secondo un modo di fare tipico delle farse teatrali-l’intelligence italiana e la classe politica invece di chiarire contenuti e finalita’ dei dossier,si accusarono reciprocamente di varie inadempienze contribuendo in tal modo da un alto a ingenerare maggiore confusione e dall’altro a privare di credibilta’ la documentazione di MITROKIN.

Franz Kurowski,Il commando di Hitler.Missione globale per la Divisione Brandeburgo,Leg,28,00 euro 2009

In questo ampio e documentato saggio,l’autore-noto storico tedesco-prende in considerazione la genesi,lo sviluppo e l’epilogo della Divisione Brandeburgo.Come e’ ampiamente noto nel gennaio del 1935,Canaris divenne direttore della ABWEHR e poco dopo aver siglato una serie di accordi con l’intelligence italiana-via Roatta-,con quella estone e con quella nipponica-via Oshima-,ristrutturo’ l’ ABWEHR in tre dipartimenti istituendo nel 1939-in collaborazione con il cap.von Hippel e il maggiore Magrerne-il Battaglione Brandeburgp.La sua finalita’ era quella di di attuare operazioni di ricognizione,sabotaggio e di sostegno alla avanzata della fanteria e dei reparti corazzati.Una delle prime operazioni alle quali venne destinata la Brandeburgo nel 1940, fu l’occupazione dei ponti sulla Mosa in Olanda ,l’attacco alle chiuse marittime di Newport in Belgio,il sequestro della documentazione del Deuxieme Bureau a Parigi,la distruzione delle chiuse di Folkestone e l’occupazione del porto di Weymouth. Altrettanto di rilievo furono le operazioni condotte per salvaguardare le infrastrutture petrolifere romene,per distruggere le fortificazioni campali dei partigiani titini , per l’occupazione dell’isola di Evvia nel golfo di Volos e dell’istmo di Corinto nel 1941.Sul fronte orientale,l’attacco alla fortezza di Brest-Litovski-per impadronirsi degli archivi-,l’occupazione di Lvov e l’attacco con alianti alle fortificazioni dell’isola baltica di Oesel alla fine del 1941 -con lo scopo di neutralizzare le batterie nemiche per facilitare l’attacco della fanteria-sono alcune delle operazioni piu’ significative. Sullo scacchiere mediorientale,Canaris pose in essere una Brigata araba-costituita all’interno della Brandeburgo-per pianificare operazioni in Iran,Iraq e Afghanistan allo scopo di appoggiare movimenti indipendentisti, di assicurarsi rifornimenti alimentari e petroliferi o di distruggere le raffinerie petrolifere come quella di Abadan nel giugno del 1941 con l’operazione AMINA. Di particolare interesse furono sia le missioni in India condotte con la Legione Asad Hindi-allo scopo sia di proteggere Chandra Bose sia di promuovere la sollevazione antibrittanica-sia quelle nello scenario africano- nel quale ,attraverso l’operazione THEODORA, fu compiuto un lavoro di ricognizione militare nella zona di confine tra la Libia e l’Africa centrale francese-sia infine quella in Russia attraverso l’operazione ZEPPELIN la cui finalita’ era quella di infiltrare in massa agenti nei campi di prigionia russi per svolgere attivita’ di informazione/disinformazione,di sabotaggio e di controguerriglia.A partire dal 1943,avvenne il primo importante cambiamento nella Brandeburgo determinato dal passaggio del comando al col. von Pfulstein che strutturo’la Brandeburgo in una vera e propria divisione.Sotto il suo comando,prosegui’ la campagna antipartigiana contro i Russi e contro i titini(prevenendo per esempio i possibili sbarchi nemici lungo al costa istriana nel maggio del 1944 anche attraverso operazioni anfibie).L’epilogo della Brandeburgo giunse a compimento nel settembre del 1944 quando venne assimilata sia nella divisone Panzer-nello specifico venne inclusa nel corpo d’armata Grossdeutschland-sia nelle Waffen SS al comando di Skovzeny.In conlusione,significativa sono le riflessioni amare dell’autore:mentre infatti da una parte i vertici della intelligence tedesca si misero al servizio del nemico pur di avere salva la vita ,dall’altra parte gli uomini valorosi della Brandeburgo fecero una fine drammatica concludendola loro vita o sui campi di battaglia-ne morirono tremila- o nei campi di prigionia.

JOHN R.SCHINDLER,JIHAD NEI BALCANI,EDITRICE GORIZIANA -2009

L’autore-docente di Strategia al Naval war College ed ex analista della NSA-esamina in modo ampio e sistematico il ruolo che l’integralismo musulmano ha avuto sia nella genesi della Repubblica bosniaca che nella diffusione del terrorismo internazionale.Il panislamismo si diffuse nei Balcani sia grazie ai Fratelli musulmani-sorti nel 1928 grazie a Hassan al-Banna-sia grazie ai Giovani musulmani nati nel 1941 che diedero un contributo di rilievo durante la seconda guerra mondiale collaborando con la Gestapo e esortando i propri affiliati a divenire membri della XII Divisione volontari di montagna delle Waffen SS. Durante la dittatura titina,numerose liberta’ della minoranza musulmana furono profondamente ridimensionate e i Giovani musulmani furono considerati un gruppo terroristico con forti legami in Iran e Sudan. Proprio allo scopo di prevenire le modalita’ eversive dei Giovani musulmani,il KOS-il servizio segreto militare di controspionaggio titino-si infiltro’ nei gangli vitali della organizzazione musulmana ed in particolare nell’SDA la piu’ importante organizzazione politica musulmana fondata da Izetbegovic la cui principale finalita’ consisteva nella creazione di una Bosnia musulmana sulla base dei principi politico-religiosi dell’integralismo panislamista. Dopo la fine del comunismo titino,allo scopo di realizzare questo ambizioso progetto,Izetbegovic ristrutturo’ l’SDA secondo una modalita’ organizzativa simile a quella leninista, servendosi delle moschee come avamposto per reclutare,attuando una guerra psicologica rivolta all’Europa e agli Usa volta a camuffare la vera natura integralista del suo programma politico ,istituendo nel 1991 la Lega patriottica -formazione paramilitare- ,il servizio segreto-denominato MOS-ed infine l’organizzazione nota come ALLODOLE finalizzata alla eliminazione degli oppositori presenti all’interno del partito. Sotto il profilo delle alleanze politiche e finanziarie, queste furono ampliate durante la guerra bosniaca e presero forma attraverso la criminalita’ organizzata-in particolare con Prazina e Tapalovic-, collaborando attivamente con la VEKAK iraniana , con Hezbollah,con il Gruppo islamico egiziano, la GIA algerina e il Centro islamico di Milano,ma soprattutto con Bin Laden e la Lega musulmana servendosi di ONG e di banche di copertura. L’agit-prop promosso da Izetbegovic-e dall’Iran- fu di tale efficacia da consentirgli di avere il sostegno attivo della amministrazione Clinton e della DIA,della BND,dell’Onu-con l’eccezione del comandante Mackenzie e Morillon-e di gran parte degli analisti americani(fra i quali Roy e Esposito) che non compresero la reale natura della progettualita’ politica dell’SDA gettando in tal modo le premesse per il consolidamento e la diffusione del terrorismo islamico. Solo fra il 1995 e il 1997-poco dopo gli accordi di Dayton e il fallito attentato a Giovanni Paolo II- l’intelligence -ed in particolare il SISMI con l’operazione “Sfinge”e la DGSE dopo gli attentati della Gia in Francia-incomincio’ a prendere coscienza di come la Bosnia musulmana fosse diventata la principale esportatrice del terrorismo islamico sia in Europa,sia in Russia-in particolare in Cecenia-sia infine in America. A tale riguardo,dopo l’11 settembre l’intelligence americana accerto’ senza alcun dubbio che ben tre terroristi -fra cui l’addestratore Zammer-avevano ricevuto una preparazione militare proprio in Bosnia .Ebbene,proprio per la natura proteiforme di Al Qa’ida l’offensiva europea e americana dovra’-secondo l’autore-costruirsi a partire da una dimensione strategica che non escluda nessuna opzione.

KENNETH CHASE,ARMI DA FUOCO.UNA STORIA GLOBALE DELLE FINO AL 1700-LEG 2009

L’autore-autorevole studioso americano di lingue orientali-compie una ampia disamina storica sullo sviluppo delle armi da fuoco in Europa e Cina e sulla loro influenza nel ridefinire strategie e tattiche di offesa e di difesa.Non c’e dubbio che nel continente europeo la minaccia nomade determino’ l’uso delle armi da fuoco che contrariamente al contesto asiatico furono contestualizzate in un quadro normativo-disciplinare rigoroso.Il sorgere della rivoluzione industriale non fece che accelerare la crescita e la sofisticazione tecnologica delle armi da fuoco favorendo anche l’espansione coloniale.A proposito dell’Europa, l’autore sottolinea come i primi riferimenti alla polvere da sparo comparvero negli scrtti del monaco Gugliemo di Rubruck nel 1267 mentre il loro uso risale al 1331 in occasione dell’assedio di Cividale. Nonostante i pregiudizi di ordine morale di Erasmo e Guicciardini,le armi da fuoco ebbero una crescita di rilievo intorno al 1400 come dimostra la realizzazione dei grandi cannoni di ferro battuto-note piu’ comunenemente come bombarde- da parte delle potenze inglesi e spagnole,la cui introduzione modifico’ profondamente le concenzioni fino ad allora in uso di attacco e di difesa determinando il sorgere della trace italienne intorno al 1500.Un ‘altra tappa fondamentale nella crescita delle armi da fuoco sara’ l’introduzione della pistola ad acciarino e dei cannoni pesanti .Per quanto concerne la Cina,la spinta all’innovazione tecnica consenti’ la sperimentazione di tutte le tipologie di arma a polvere da sparo.Storicamente il primo riferimento storico e’ presente nello scritto Zhenynan miadao yaoliie del IX secolo e in un dipinto del X secolo dove viene ritratto un lanciafiamme.Il loro sviluppo fu dettato dalla frammentazione geopolitica che fu superabile grazie all’uso ampio della fanteria come dimostra il trattato Houlong risalente al XV secolo.Solo a partire dal 1500 si ebbe l’introduzione sistematica delle armi da fuoco e una impressionante crescita tecnologica che nel volgere di poco tempo portera’ la Cina alla realizzazione del moschetto,del fucile ad ali di tigre(che null’altro era che una carabina a canna tripla) che divenne indispensabile per la fanteria e la cavelleria e quindi alla trasformazione dei carri in piattaforme da combattimento di cui lo stratega cinese Qi Jignang fu uno dei piu’ autorevoli teorici e fautori come dimostra il suo saggio Lianbing shiji edito del 1571 .

FRATELLI GUERRIERI,AARON COHEN,LONGANESI 2009,17,00 EUR

Formatosi inizialmente alla Accademia militare “R.Land”dove- grazie al comandante col.Bowman-comprendera’ da un lato la fondamentale importanza a livello storico- militare delle forze speciali israeliane e dall’altro lato acquisira’ maggiore sicurezza e consapevolezza psicologica -Aaron intraprendera’ il programma di educazione linguistica Ulpam allo scopo di diventare cittadino israeliano e membro delle forze speciali.Portatolo a termine positivamente ,per un breve lasso di tempo vivra’ in un kibbutz per completare la sua formazione che avra’ modo di concretarsi sotto il profilo militare attraverso un duro addestramento fisico e psicologico svolto al Wingate Institute-il centro sportivo delle special forces- e alla base militare “Mitkan Adam” sede ufficiale per l’addestramento militare delle forze speciali.Sotto il profilo psicologico,l’educazione impartita lo modifichera’ profondamente ricondizionandolo allo scopo di abituarlo alle tecniche di combattimento -quali il Krav Maga-,all’uso dell’M-16,a marcie estenuanti,all’uso della mimetizzazione e infine alla ricognizione topografica.Il passaggio successivo-l’ingresso alla Scuola antiterrorismo israeliana- costituira’ il coronamento della formazione militare di Aaron.Il paradigma sul quale sara’ costruito il suo iter formativo sara’ ispirato al significato dell’emblema della scuola,vale a dire all’uso della astuzia,della silenziosita’,della flessibilita’ mentale ,iter formativo che prendera’ forma nei programmi denominati LOZ(addestramento in ambiente terrestre) e PRAT(tiro e maneggio armi),nello disamina analitica dei successi e dei fallimenti delle operazioni antiterroristiche israeliane e naturalmente nella infiltrazione tra i gruppi terroristici palestinesi.Ebbene,l’insieme delle competenze acquisite lo mettera’ in grado di comprendere chiaramente come le priorita’ antiterrostiche siano quelle non di reprimere alla cieca ma di individuare accuratamente i burattinai del terrorismo palestinese,di comprenderne il modus operandi.Conclusa la formazione altamente specialistica ricevuta presso la Scuola di antiterrorismo, dopo un periodo di transizione- caratterizzato da forti problemi di socializzazione e di depresssione determinati dal brusco passaggio dalla attivita’ militare operativa alla vita civile-Aaron decidera’ di mettere a frutto con successo le competenze acquisite fondando l’IMS Security a Los Angels addetta alla sicurezza dei vips e all’addestramento delle forze dell’ordine.La parte conclusiva del volume e’ dedicata ad una sinossi informale sulle profonde differenze tra le strategie antiterrostiche israeliane-le piu’ efficaci in assoluto secondo l’autore-e quelle delle forze speciali statunitense,differenze che si possono agevolmente indicare nell’abuso della tecnologia da parte americana e nella sua incapacita’ da un lato di comprendere che la strategia piu’ adeguata e’ quella della strutturazione a piu’ strati che attraversano la societa’ civile coinvolgendo nella difesa attiva antiterrostica le infrastrutture militari e civili-scelta (scelta che consente a Israele di mobilitarsi in quarantotto ore)- e dall’altro lato di capire che la tecnica della irruzione dinamica pratica dalle forze speciali americane e’ da scartare per la sua pericolosita’ al contario di quella israeliana.D’altra parte anche a livello di maneggio delle armi, l’addestramento israeliano abituando “l’operativo a spostare il baricentro dello scontro verso il terrorista “ consente un contrasto piu’ efficace.Infine,Aaron con estrema chiarezza e senza lasciare adito a dubbi o scrupoli morali, sottolinea come l’enfasi posta-sia da parte americana che da parte europea- sul rispetto ad oltranza dei diritti civili costituisca un grave limite all’attuazione di una efficace politica antiterroristica.

HEZZBOLLAH,A CURA DI SABRINA MERVIN,EPOCHE’ 2009, 17,50

Il saggio-frutto del lavoro collettivo di numerosi ricercatori del CNRS francese-si colloca in un’ottica esplicitamente ed apertamente ostile alla politica americana in Medioriente ed in modo particolare contraria ed avversa alle scelte deleterie promosse dalla amministrazione Bush(per l’esattezza il saggio indica in Powell,Condoleezza Rice,Ross,Crocker i principali fautori della collocazione di Hezzbollah fra i principali gruppi terroristici),contarieta’ che nasce dalla notevole apertura di credito mostrata dagli autori nei confronti del mondo arabo.Rispetto alla saggistica consueta il volume programmaticamente ignora la dimensione militare di Hezzbollah per sottolineare l’importanza di altri aspetti della galassia del movimento islamico.Sul fronte delle relazioni estere i legami piu’ stretti sono stati stabiliti in primo luogo con l’Iran sia sul piano politico religioso- grazie alla comunanza di dottrine religiose tra sciiti libanesi e iraniani -che sul piano militare attraverso l’addestramento e la fornitura di armi pesanti quali i razzi katiuscia e i missili zelzal 2 e in secondo luogo con il Cpl grazie al ruolo avuto da Gibral Basil.Meno rilevanti-ma non per questo trascurabili-sono le relazioni con la Siria. Sotto il profilo religioso gli autori del volume non possono che evidenziare l’indissolubile binomio tra nazionalismo e teoria religiosa khomeinista,legame che suggella l’alleanza tra trono e altare e che di conseguenza vede negli ulema gli unici autentici dirigenti del movimento che attraverso due istituzioni-la marja ‘iyya e il Consiglio superiore sciita-attuano le scelte politiche determinanti. Sia sufficiente riflettere sul ruolo rivestito dalla istituzione denominata “Mobilitazione culturale” la cui finalita’ e’ proprio quella di concretizzare il binomio politica-religione attraverso l’organizzazione dei raduni politici e delle commemorazioni. Ma affinche’ le scelte politico-religiose penetrino in modo capillare nei gangli della societa’ civile il movimento-partito Hezzbollah si serve sia delle associazioni volte a promuovere l’istruzione quali l’Associazione per l’istruzione e l’insegnamento con sede a Uzai,l’Associazione per l’insegnamento della religione islamica, sia le fondazioni filantropiche e sanitarie(finalizzate anche al sostegno delle vittime della guerra) e sia infine i media la cui attivita’ e ‘ in gran parte panificata dalla Unita’ di Informazione centrale che procede di pari passo con l’Unita’ di Informazione di guerra. Concretamente la psychological warfare si articola in radio-come Al Nur fondata nel maggio del 1988-in periodici -quale ad esempio Al Akhbar che cerca di creare le condizioni per una alleanza politico-culturale tra la sinistra araba e il nazionalismo- e nella televisione attraverso Al-Ahd. Ebbene a tale riguardo gli autori evidenziano la grande efficacia dimostrata da questi strumenti nell’educare la societa’ civile condizionandola in funzione antiebraica.

MERCENARI,di Ippolito Edmondo Ferrario,Mursia 2009,euro 15,00

La storia dei mercenari italiani-per lo piu’ provenienti dalla Folgore,dai Lagunari e dal Battaglione San Marco- partiti alla volta del Congo nacque anche dalla esigenza di vendicare i militari italiani arruolati nell’ANC e trucidati nel villaggio di Kindu nel 1961. Partendo da questa premessa,l’autore-scrittore e giornalista del “Secolo d’Italia”-ricostruisce brevemente la storia della indipendenza del Congo-allo scopo di contestualizzare storicamente il teatro operativo nel quale si trovarono ad operare i mercenari italiani-senza nascondersi dietro una fittizia neutralita’:la connotazione ideologica di Lumumba viene definita un sostanziale guazzabuglio di socialismo,nazionalismo unitario e progressismo di matrice cattolica che sfocio’ in una rivoluzione marxista sanguinaria mentre l’azione dell’Onu viene letta come il tentativo di imporre una precisa volonta’ razzista come d’altra parte si comprese quando venne ordinato a Ciombe di espellere tutti i bianchi dal Katanga.Ad ogni modo,gran parte dei capitoli del volume sono dedicati alle testimonianze di alcuni mercenari italiani-Elio,Flavio,Franco e Fabio-che,nonostante la diversita’ biografica delle loro testimonianze ,presentano tuttavia elementi comuni:il carattere volontario della loro scelta,l’anticomunismo intransigente,la capacita’ tecnica di condurre una guerra non convenzionale,lo spirito irriverente e scanzonato nonostante l’indubbio spirito di corpo,la consapevolezza di appartenere ad una confraternita e la frequentazione di ambienti associativi simili(soprattutto l’Anpdi).E’ certo innegabile che buona parte della filosofia di vita del mercenario sia stata incarnata in modo ancora piu’ significativo in uomini come Katanga-mercenario inglese e responsabile del celebre Quinto Commando- o come Jean Schramme mercenario belga. Naturalmente non poteva mancare da parte dell’autore un breve profilo di Denard “forse la figura piu’ leggendaria dei soldati di ventura del ventesimo secolo”(p.104):sottufficiale in Indocina,arruolato nell’antiterrorismo in Marocco,uomo di punta per l’intelligence francese,consigliere militare nel 1967 del presidente Bongo,e sovrano incontrastato delle Comore -il luogo prediletto da Denard- dove aveva “regnato per dodici anni dal 1978 al 1989,assistendo il presidente Abdallah e diventando di fatto ambasciatore itinerante”(p.112). In conclusione,al di la’ del cinismo e della spietatezza in guerra-necessari per sopravvivere-i mercenari hanno saputo mostrare generosita’ e pieta’ verso le popolazioni civili.

HAMAS,di Massimo Introvigne,Elledici 2003,euro 8.00

E’ difficile negare che il volume di Introvigne-direttore del Cesnur e collaboratore della rivista “Terrorism and Political Violence”-presenti dei contributi originali pur manteneendo un equilibrio di giudizio assai raro anche nel contesto della letteratura specialistica.Se e’ indubbio individuare in al-Qassam il precursore ideologico di Hamas,la sua appartenenza alla confraternita Tijaniyya-che lo influenzera’ in modo decisivo-viene erroneamente sottovalutata.Non sorprende di conseguenza come nel contesto della letteratura specialistica -pur ponendo l’enfasi sul viscerale antisionismo presente nell’art.22 dello statuto del 1988-si trascuri il fatto che per Hamas l’ideologia laica-presente nell’Olp- sia diametralmente opposta al pensiero religioso.A tale proposito-sottolinea Introvigne-il rifiuto della laicita’ equivale al netto rifiuto della laicita’ dello stato dal momento che la sua finalita’ e’ quella di instaurare in Palestina uno stato retto dalla sharia ripristinando il califfato nei confronti del quale l’Olp e’ disinteressatoLa fondamentale importanza che il fondamentalismo islamico possiede nei riferimenti ideologici di Hamas e’ dimostrata dal rifiuto radicale della autorita’ dell’Onu letta come il principale strumento del complotto ebraico.Nonostante la chiarezza del programma politico e nonostante la presenza negli Usa di Abu Marzuq-responsabile dell’ufficio politico-soltanto nel 1993 Usa e Israele riconosceranno la pericolosita’ di Hamas. Sotto il profilo militare la fondazione nel 1991 dei Battaglioni al Qassam rappresenta una svolta strategica di estremo rilievo nella lotta contro Israele tanto quanto l’uso sistematico di attentati suicidi -si pensi in particolare a quelli del 1994 e a quelli del 1996-finalizzati anche a ostacolare qualsiasi processo di pace. Anche il sostegno dei Fratelli musulmani giordani-attraverso la mediazione di Re Hussein-costituira’una scelta politica di rilievo soprattutto perche’ finalizzata a recare danno ad Arafat.Quanto ai legami con al-Qa’ida Introvigne evidenzia non poche differenze fra le quali una delle piu’ significative consiste nelle scelte strategiche:”le evoluzioni della situazione palestinese fanno apparire i dirigenti di Hamas come i sostenitori di una linea leninista di rivoluzione in uno solo paese contro la posizione trotzkista di al-Qa’ida”(p.63).Un altro chiarimento-anch’esso di estremo interesse- viene svolto dall’autore a proposito della matrice religiosa degli attentati suicidi :”e’ la cultura sciita che ha costruito una cultura della morte che non e’ piu’ morte ma diviene paradossalmente significato della esistenza”(p.69).Ebbene proprio su questo aspetto le differenze con al-Qa’ida emergono con maggiore chiarezza:mentre i martiri di Hamas muoiono avendo come motivazione principale la umiliazione subita direttamente,i martiri di al-Qa’ida muoiono per una umiliazione subita indirettamente,determinata cioe’ dalle sofferenze del mondo islamico.In conclusione,il terrorismo di Hamas e’ un terrorismo ideologico che sorge da fattori religiosi e in secondo luogo il rifiuto della pace da parte di Hamas nasce dalla consapevolezza che se realizzata questa determinerebbe la deislamizzazione della questione palestinese consentendo in tal modo la realizzazione di uno stato laico.

KHALED HROUB,HAMAS ,MONDADORI 2006 EURO 11,00

L’autore-direttore dell’Arab Project presso Cambridge e collaboratore di Al Jazeera-presenta al lettore italiano un breve saggio di media divulgazione storica costruita su una percezione della realta’ storica profondamente dogmatica,filo-araba e in buona sostanza anti-israeliana e antiamericana.Se la genesi ideologica di Hamas e’ da rintracciarsi in modo indiscutibile nella filosofia politica dei Fratelli Musulmani-ed in particolare nelle riflessioni di Qutob-,quella puramente cronologica non puo’ che fare riferimento al sorgere della prima Intifada e quindi al 1987.Nonostante gli aspetti marcatamente antisemiti del Manifesto fondativo,l’autore ne ridimensiona profondamente la portata sottolineando la profonda diversita’ tra l’antisionismo e l’antisemitismo.In merito alle finalita’ queste possono dispiegarsi a diverso livello:quelle relative alla politica interna sono volte alla realizzazione di uno stato islamico che comprenda l’intera Palestina(dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo),a liquidare politicamente al-Fatah divenendo il principale interlocutore a livello internazionale,a sostenere economicamente e a educare politicamente e religiosamente le masse palestinesi(p.e.la penetrazione politica presso l’Universita’ di Bir Zeit costituisce una inequivocabile dimostrazione di finalita’ egemonico-culturale);quelle relative alla politica estera si concretizzano nella eliminazione politica e militare di Israele la cui presenza e’ ritenuta semplicemente inammissibile sotto tutti I punti di vista.Per quanto concerne gli strumenti messi in campo da Hamas questi fino a questo momento si sono concretizzati servendosi dell’ampia ventaglio strategico offerto dalla guerra asimmetrica(dalle manifestazioni di massa,agli scioperi,alla guerra psicologica fino agli attentatati suicidi) prescidendo dalla distinzione tra militari e civili.Infatti gli attentati suicidi sono valutati come una risposta proporzionale a quella israeliana.Ideologicamnete Hamas dichiara esplicitamente la piena legittimita’ della jihad. In relazione ai finanziamenti l’autore valuta il budget annuale in dieci milioni di dollari frutto del sostegno popolare e naturalmente dei consistenti finanziamenti dei paesi arabi il cui modus operandi nel contesto del capitalismo e’ letto positivamente da Hamas.Gran parte di questi finanziamenti-secondo l’autore-sono riservati al sostegno della popolazione e solo una minima parte alla attivita’ militare.Infine per quanto concerne la percezione del nemico Israele viene vista come una nazione occupante,ampiamente protetta e tutelata dagli Usa,le sue azioni militari sono sempre lette come offensive ed espansionistiche mentre quelle di Hamas come esclusivamente difensive.Complessivamente-dunque-la rappresentazione che Hamas ha di se’ stessa e’ tipica della propoganda integrista e non presenta tratti di particolare novita’ rispetto a quella che fu propria dell’Olp di Arafat.

P.C.PAHLAVI LA GUERRE REVOLUTIONNAIRE DE L’ARME FRANCAISE EN ALGERIE L’HARMATTAN 2004

L’autore-ricercatore associato al REGIS-ricostruisce a grandi linee le principali tappe che hanno condotto il pensiero militare francese-tra il 1954 e il 1957-alla formulazione e alla realizzazione della guerra psicologica.Sviluppatasi a livello dottrinario prevalentemente sulle riviste militari-quali la “REVEU MILITAIRE D’INFORMATION” e la “REVEU DE DEFENSE NATIONALE”-venne considerata parte integrante e decisiva della guerra rivoluzionaria a partire dalle riflessioni di LACHEROY che su” LE MONDE” nel 1954 ne riconobbe l’utilita’ decisiva nel contesto della strategia moderna ed ,in particolare nella guerra di Indocina, nella quale-l’averla ignorata-avrebbe determinato la sconfitta francese.Lo studio sistematico e a mente fredda della esperienza indocinese, costituira’ infatti il punto di partenza-per LACHEROY come per CHASSIN-della dottrina francese della guerra rivoluzionaria la cui attuazione determinera’ il conseguimento di una forte connotazione politica dell’esercito.Il precipitare della situazione in Algeria indurra’ nel mese di marzo il Gen.BLANC a creare un organismo di influenza psicologica denominato UFFICIO AZIONE PSICOLOGICA le cui finalita’ saranno analiticamente esposte nel giugno del 1955 dal GEN.LORILLOT.Sotto il profilo burocratico,la Direttiva del GEN KOENIG costituira’ l’atto di nascita ufficiale della guerra psicologica,direttiva nella quale verra’ distinta l’azione psicologica dalla guerra psicologica.L’addestramento degli ufficiali sara’ svolto dal CENTRO DI ISTRUZIONE PSICOLOGICA posto sotto l’autorita’ del CSM al quale sara’ affiancata l’EMFA struttura analoga per finalita’ al CENTRO.Grazie al ruolo politico militare decisivo del GEN LORILLOT, la guerra psicologica rivestira’ una funzione decisiva nel programmare le linee portanti della azione militare in Algeria come si evince chiaramente dall’editoriale del numero di dicembre del 1955 della pubblicazione periodica “MESSAGGIO DELLE FORZE ARMATE”. La nomica di LACOSTE e I poteri speciali accordati all’esercito, consentiranno alla guerra psicologica di diventare-sotto il profilo operativo-il cardine della attivita’ controinsurrezionale portando alla realizzazione delle SAS e delle SAU.Con la nascita ufficiale nel 1956 dell’UFFICIO PSICOLOGICO della XRegione Militare,gli obiettivi di contrasto verranno definiti in modo piu’ puntuale e si concretizeranno nella realizzazione di azioni choc ai danni dell’FLN,azioni che saranno affidate alle CHPT.Ebbene,l’insieme dei dispositivi strategico-militari messi in opera,daranno i loro frutti dal ’57 al ’58,periodo nel quale la guerra rivoluzionaria conseguira’ I suoi obiettivi fra I quali il controllo della Casbah.Con la Direttiva del COL.GOUSSAULT l’azione psicologica diverra’ sempre piu’ il perno delle contromisure della guerra rivoluzionaria come si evince chiaramente dalle riflessioni di TRINQUIER,GODARD,ARGOUD e ZELLER.L’esito estremo e pienamente coerente della guerra rivoluzionaria,condurra’ ai noti avvenimenti del 13 maggio vale a dire alla nascita-a alla repentina fine-del COMITATO DI SALUTE PUBBLICA le cui ambizioni politiche saranno ben presto vanificate dall’azione politica incisiva del GEN.DE GAULLE a partire dall’ottobre del 1958,azione politica che avra’ il suo culmine nella decapitazione politica dei vertici militari a cominciare da Massu.

MAURICE FAIVRE REINSEIGNEMENT DANS LA GUERRE D’ALGERIE,LAVAUZELLE 2006

L’autore-in qualita’ di ufficiale del II Bureau del Comando generale durante la guerra di Algeria-illustra al lettore in modo ampio e dettagliato i principali organigrammi della intelligence francese durante la guerra di Algeria.A partire dal febbraio del 1955,il Col.Constans realizzera’ uno Stato maggiore misto ed un centro di intelligence caratterizzato da un ampio coordinamento che denominera’ CROGG.L’anno successivo-durante l’amministrazione Lacoste-l’attivita’ militare sara’ limitata al solo procedimento di requisizione mentre l’SDCE collaborera’ con l’intelligence israeliana .Proprio l’attivita’ dello SDCE sara’ di particolare rilievo poiche’ consentira’ l’arresto di Ben Bella,arresto attentamente pianificato dal Gen.Tabouis e dal Col.Ducournau.Nonostante questo successo,le azioni terroristiche dell’FLN non si arresteranno e a partire dal 1957 Lacoste centralizzera’ l’attivita’ di repressione nelle mani di Massu che affidera’a Godard la direzione della sicurezza.A partire dal 1959 la centralizzazione della attivita’ di intelligence sara’ svolta dalla RG che-attraverso la sottosezione informativa-si occupera’ anche di classificare le organizzazioni pacifiste, antagoniste presenti a Parigi(ne individuera’ diciasette) e sindacali(fra le quali l’USTA,l’UGTA e la CISL).Particolare attenzione sara’ rivolta alla penetrazione del Pcf nelle forze armate attraverso le organizzazioni di sottoufficiali quali la FORR e la CNRAR senza omettere di menzionare le iniziative della UJCF-dietro indicazione del leader politico Thorez-volte a minare la coesione psicologica all’interno dell’esercito.Sia la CROGG sia la SLINA-creata dal Col.Schoen gia’ a a partire dal 1947-daranno un giudizio univoco sulla particolare abilta’ dell’FLN nel condurre la guerra psicologica.In particolare,la CROGG-sotto la direzione del Col.Ruyssen-diffondera’un bollettino sulla situazione militare e politica destinato alle piu’ alte cariche politiche francesi soffermandosi in modo particolare sui legami politico-finanziari dell’FLN con i paesi arabi e dell’est.(a tale proposito l’SDCE svolgera’ un ruolo determinante nell’individuare i complessi intrecci internazionali dell’FLN).Dopo aver descritto gli aspetti salienti della guerra elettronica ai danni dell’FLN,l’autore esamina la struttura organizzativa del fronte e la sua connotazione ideologica-notoriamnete nazionalista e filoaraba- individuandone i principali aspetti e protagonisti a cominciare da Boussouf-responsabile della intelligence dell’FNL-di Saadi capo della ZAA tra il 1956 e il1957 -,senza trascurare di sottolineare il modus operandi leninista dell’FLN e la logica delle gerarchie parallelle-studiata da Larechoy-analoga a quella dei Vietminh.

AMIRAL PIERRE LACOSTE -FRANCOIS THUAL-SERVICE SECRETES ET GEOPOLITIQUE LAVAUZELLE 2002

Gli autori-il primo direttore della DGSE dal 1982 al 1985 e il secondo direttore di studio del Collegio Interarma della Difesa-illustrano in modo limpido alcuni aspetti di grande rilievo del modus operandi della intelligence. Ebbene,che i servizi segreti debbano far fronte alle minacce determinate dalla strategia diretta e’ evidente ma dovrebbe essere altrettanto evidente che soprattutto quelle provenienti dalla strategia indiretta sono assai piu’ complesse poiche’ si concretizzano nelle attivita’ clandestine.In linea di massima,spionaggio e controspionaggio devono avere come scopo unitario e fondamentale il ridimensionamento della aleatorieta’ delle relazioni internazionali dal momento che l’intelligence fornisce al decisore politico la conoscenza delle intenzioni e degli obiettivi degli attori nazionali e internazionali.Affinche’ questi obiettivi si possano attuare,e’ necessario la ricerca della supremazia informativa che determina l’asimmetria della conoscenza.Partendo dall’assunto che il pragmatismo -di cui Churchill fu maestro-deve essere abbinato alla indipendenza di giudizio,l’obiettivita’ delle analisi fornite al decisore politico deve essere un requisito indispensabile per il conseguimento della credibilità. Certo esistono diversi tipi di intelligence-da quella militare che l’autore predilige-a quella diplomatica-costruita sulle fonti aperte e confidenziali-per giungere a quella poliziesca.Ebbene quest’ultima-in un contesto democratico- deve necessariamente rispettare i vincoli della giurisprudenza civile e penale soprattutto perche’ svolge funzioni di polizia giudiziaria.Al contrario, in un contesto autoritario se non totalitario,la logica alla quale si e’ ispirata l’intelligence poliziesca e’ stata quella della paranoia che in Urss ha trovato modo di esprimersi in modo drammaticamente efficiente. Proprio a proprosito del contesto politico,Lacoste individua con grande chiarezza didattica alcune delle principali differenze tra la logica che anima la prassi politica e quella che determina l’intelligence:da un lato il decisore politico si affida alle sue intuizioni,tiene conto dell’elettorato e delle ripercussioni che le sue decisioni possono avere nel contesto della politica interna con un respiro temporale di brve termine;dall’altro lato l’analista,dovra’ tener conto della dinamica effettiva delle relazioni internazionali,dare informazioni equilibrate che abbiano una dimensione temporale ampia.A parte queste diffficolta’ inevitabili,ne esistono altrettante attinenti alla logica stessa del lavoro di intelligence:la demonizzazione dell’avversario,l’ingerenza ideologica e il complotissimo o autointossicazione(pericolo quest’ultimo evidente soprattutto nel controspionaggio).Indubbiamnete le modificazioni a livello geopolitico da un lato richiedono l’utilizzo di una tecnologia sempre piu’ sofisticata e dall’altro richiedono una apertura mentale sempre maggiore che tenga conto della evoluzione degli attori internazionali che non sono piu’ solo gli stati-e le rispettive forze armate-ma anche gli attori sovranazionali come le multinazionali,le ong,il movimento no global le cui modalita’ operative rispecchiano quelle della sovversione tradizionale e la criminalita’ organizzata.

GIUSEPPE CONTI UNA GUERRA SEGRETA IL SIM NEL SECONDO CONFLITTO MONDIALE IL MULINO 2009 EURO 33

L’autore-docente di Storia militare presso la Sapienza di Roma-illustra la genesi del Sim sulla base delle informazioni tratte dagli Archivi dello SME,della Marina e della Aereonautica e naturalmente dall’Archivio Centrale e del Mae.Accanto a queste fonti di rilievo determinante,altrettanto fondamantale si rileva il sagggio storico del Gen.Ame’ sulla dinamica del Sim durante la seconda guerra mondiale .La storia della intelligence militare italiana inizia con la fondazione dell’Ufficio I diretto dal Col.Saint-Eustache la cui segretezza era cosi’ elevata da suscitare un misto di paura e diffidenza presso gli ufficiali.Ma sara’ solo con il CSM Pollio che l’intelligence militare italiana iniziera’ ad avere gli strumenti per operare nei piu’ diversi teatri operativi in modo efficace nonostante sussistessero una evidente discrepanza tra fini e mezzi ,una carenza di fondi congiunta ad una scarsa capacita’ di raccolta di informazioni(la scarsa considerazione che nutri’ Cadorna nei confronti della reale efficacia della intelligence non contribui’ certamente a migliorare la capacita’ militare italiana). Ad ogni modo,il rinnovamento della intelligence prosegui’ grazie al Cap.Sacco-direttore del Reparto crittografico-e del Col.Garruccio che contribui’ ad operare una rilevante distinzione tra informazione militare relativa alle truppe operanti e quella relativa ai teatri esteri.La attivita’ informativa italiana venne concentrata a Roma -e nelle sedi periferiche di Milano e Udine-e la nascita delle sezioni R e M consentira’ alla nostra intelligence di operare con relativa efficacia nel controspionaggio nonostante l’assenza di coordinamento ( sottolineato da Capello e Marchetti).Ma sara’ solo nel 1925 -ad opera del Col.Vigevano-che prendera’ forma ufficialmente il Sim al quale sara’ anche affidata -proprio grazie alla perspicacia geopolitica di Vigevano-l’area nordafricana e i cui quadri dirigenziali saranno coordinati da personale proveniente dall’Arma dei Carabinieri.Una trasformazione di eguale portata-allo scopo di conferire al Sim una maggiore penetrazione informativa ed offensiva-fu quella che prese forma con il direttore Roatta che pianifico’ la realizzazione di cinque sezioni, decise la polarizzazione della azione offensiva sulle aree geografiche franco-tedesche, jugoslave ed etiopi -riusciendo a tale scopo ad ottenere la triplicazione dei fondi-ed infine pose in essere i Servizi speciali finalizzati ad azioni di terrorismo. Se da un lato la ristrutturazione varata nel 1940 fece compiere un balzo indietro di notevole gravita’ alla nostra intelligence compromettendone l’unitarieta’ dell’azione a vantaggio di una proliferazione di agenzie di intelligence- quali il Sis,la Sia e il Csmss-,dall’altro lato non e’ possibile misconoscere l’efficacia che ebbe la realizzazione della sezione “Propaganda truppe operanti”-l’attuale Guerra psicologica-composta in gran parte da giornalisti che diede risultati di rilievo soprattutto grazie all’impatto psicologico del cinema. A parte la funesta parentesi rappresentata da Cavallero,il giugno del 1943 costituisce una data di grande importanza per il Sim dal momento che per volonta’ di Mussolini-il quale riusci’ in questa occasione a superare le proprie personali diffidenze- venne centralizzato sia il controspionaggio all’interno del Sim-togliendolo alle altre agenzie di intelligence-sia la decrittazione alla quale contribui’ in modo determinante il Col.Gamba.La riforma varata si dimostro’ ben presto realmente efficace tanto da suscitare rispetto presso l’alleato tedesco e ,in particolare,presso Canaris.Complesivamnete l’operato della nostra intelligence militare durante la seconda guerra mondiale fu contradditorio:nell’Africa settentrionale il nemico fu sopravvalutato,in Grecia le forze insufficienti,la scarsita’ dei mezzi,l’organizzazione logistica rudimentale e le valutazioni del nemico prefabbricate-stando alle valutazioni di Ame’-contribuirono al fallimento della nostra azione militare.Al contrario,in merito al modus operandi russo, la nostra intelligence militare fu in grado di comprendere chiaramente la pericolosita’ della intelligence bolscevica- determinata dalla accuratezza e sofisticazione sia del dispotivo di guerra psicologica messo in atto dai bolscevichi sia dalla sua organizzazione a compartimento stagno-come dimostrarono la presenza di numerose radio clandestine russe,la esistenza di operativi all’interno del Vaticano e il ruolo chiave rivestito da Conforto e Zangrandi a vantaggio della intelligence russa.Nonostante la capacita’ del nemico-inglese,francese e americano in particolare-di intercettare i nostri radiomessaggi ed in particolare quelli cifrati e nonostante la corruzione di non pochi gerarchi fascisti congiunta all’opera di tradimento da parte di non pochi ufficiali della Marina,il Sim fu in grado di arrestare agenti operativi inglesi sbarcati in Sicilia,di contrastare il Deuxieme Bureau-per esempio con l’arresto e la condanna a morte della agente D’oriano-, e di sorvegliare con grande scrupolo le sedi diplomatiche reclutando -dietro disposizione del Ten.Col.Bertacchi direttore del controspionaggio-agenti informativi grazie ai quali fu possibile smantellare il controspionaggio americano presso l’Ambasciata americana.In ultima analisi,la valutazione complessiva che e’ possibile formulare non puo’ non tener conto da un lato del fatto che il nemico era spesso assai poco studiato-per esempio nella Scuola di guerra-,che il personale era esposto alle decisioni fluttuanti dell’esecutico e dei direttori-fluttuazioni che non consentivano ne’ una adeguata preparazione ne’ la possibilita’ di fare fruttare la professionalita’ acquisita- e dall’altro lato del fatto che in parte la nostra intelligence fu in grado di sopperire a queste manchevolezze grazie alla costante presenza dell’Arma e grazie alla efficacia dimostrata dal controspionaggio.

GIANFRANCO PERONCINI IL SILLOGISMO IMPERFETTO MURSIA 2007 €26

L’autore -inviato speciale e autore di numerosi saggi storici-illustra nel suo volume in modo ampio e dettagliato le dinamiche politiche-militari relative alla celebre “Battaglia di Algeri”e alle implicazioni politiche che essa ebbe fino al maggio del 1968.Come e’ noto, il segmento temporale sul quale si svolse la battaglia di Algeri, fu quello compreso tra il 1956 e il 1957 e fu la conseguenza delle decisioni politiche prese durante la Conferenza di Soumann tra Abane,Ben M’Hidi e Ben Bella,conferenza dalla quale nacque il Comitato di coordinamento e di esecuzione che sancira’ da un lato l’isolamento politico di Bella-catturato successivamente dalla intelligence francese- e dall’altro lato la nascita del FNL che fara’ della scelta terroristica-per volonta’ di Abane e M’Hidi-l’unica via realisticamente perseguibile per conseguire l’indipendenza dalla Francia.A tale scopo,la collaborazione con il Pca-attraverso la mediazione del dott.Hadjeres- sara’ puramente strumentale-finalizzata al sostegno logistico-e la nascita delle ZAA ad Algeri-e in particolare nella Casbah-consentira’ a M’Hidi-attraverso Yacef- di controllare in modo capillare la popolazione musulmana e di liquidare l’MNA e la malavita grazie al contributo indispensabile di Ali la Pointe.Concretamente la scelta terroristica si attuava ora eliminando singoli bersagli-funzionari di polizia ad esempio-ora attraverso l’uso di bombe -collocate nei bar,negli autobus o negli stadi-che eliminavano in modo indiscriminato pied noir e militari.Coloro ai quali verra’ affidato il compito di spezzare la resistenza algerina saranno i para’ sotto il comando di Massu.Organizzati in reggimenti che complessivamente raggiunsero la ragguardevole cifra di 3200 uomini-particolarmente significativi quelli del primo,del secondo e del terzo -provenivano in gran parte dalla guerra di Indocina e/o dalla resistenza francese antinazista .I rappresentanti piu’ significativi furono Trinquier-realizzatore del DPU sulla falsariga di quello napoleonico grazie al quale fu in grado di smantellare le ZAA-,Faulques- addetto all’Or con il compito di individuare i legami tra Fln e Pca-,Leger-proveniente dalle file dello Sdce e responsabile del Gre-,Ausserasses addetto agli interrogatori e alla tortura dei membri dell’Fnl-e infine Godard e Bigeard.L’uso sinergico della strumentazione di intelligence e di repressione consentira’ lo sdradicamento dell’Fnl nella Casbah e il fallimento dello sciopero del gennaio del 1956,fallimento che sancira’ la fine politica del Fnl alla quale seguira’ quellla militare con l’eliminazione di M’Hidi e La Pointe.Ebbene, al di la’ degli aspetti strettamente cronachistici della battaglia di Algeri,l’autore si sofferma ad evidenziare il cinismo politico di Mitterand-allora Ministro della giustizia-quello di De Gaulle-che non ebbe esitazione alcuna da un lato a servirsi di Massu e Salan per creare la V Reppublica e dall’altro per scongiurare la guerra civile nel maggio del 1968 attraverso l’accordo informale di Baden Baden proprio con Massu-,la piena legittimita’ politica e giuridica alla pratica delle tortura e delle eliminazioni extragiudiziarie accordate dalla classe politica francese a Ausserasses-,la filosofia politica dei para’ che l’autore interpreta alla luce delle riflessioni di Junger partendo dal concetto di comunita’ di destino e infine particolare attenzione viene riservata da Peroncini alle caratteristiche della guerra rivoluzionaria-i cui teorici in Francia saranno Larechoy e Trinquier che attingeranno ampiamente sia dalla dottrina leninista e maoista sia dalla esperienza della guerra di Indocina- le piu’ significative delle quali sono quelle relative alla nascita del soldato politico-per il quale esiste una piena sincronia tra la dimensione politica e militare e non una separazione -,alla necessita’ di mettere in campo una strategia globale-che implicasse l’integrazione della esperienza guerrigliera con quella della guerra psicologica- einfine alla necessita’ attraverso la guerra psicologica di conquistare la mente e il cuore della popolazione avversaria formando ideologicamente il soldato controrivoluzionario.

PAUL AUSSARESSES LA BATTAGLIA DI ALGERI DEI SERVIZI SPECIALI FRANCESI 1955-1957 LEG 2007

L’autore,generale dell’esercito francese in congedo,membro durante la guerra di liberazione di “France Libre”,dopo aver preso parte alla Guerra di Indocina,sara’ tra I fondatori dello SDECE attraverso il quale dara’ un contributo di fondamentale rilevanza alla Guerra di Algeria tra il 1955 e il 1957.Dopo una breve parentesi biografica-dalla quale emerge la formazione culturale classica,il suo contributo alla guerra di liberazione e al sostegno della resistenza anarchica iberica-l’autore dimostra di avere il pregio della chiarezza e della schiettezza la’ dove apertemente-senza infingimenti o ipocrisie-ammette esplicitamente di essere divenuto-grazie all’esperienza sul campo-uno “specialista di azioni brutali e spietate”.Le sue riflessioni autobiografiche costituiscono una testimonianza preziosa per ricostruire il contesto politico francese-dal quale emerge per esempio l’assoluta condivisione della classe politica sulla opportunita’ di introdurre una legislazione di emergenza in modo bipartisan e al di la’ degli steccati ideologici-,la dinamica della lotta antiinsurrezionale contro l’FNL e il PCA -e le numerose connivenze di intellettuali e giornalisti francesi nel sostenere I moti insurrezionali-,ma soprattutto il volume dell’autore prova al di sopra di ogni dubbio come la vittoria militare conseguita dai para’ leopardati sia stata ottenuta grazie a quella formidabile sinergia politico-militare che si creo’ con l’entrata in scena del Gen.Massu nel 1957 e con la realizzazione dello stato maggiore parallelo al quale Trinquier,Godard, Bigeard e naturalmente l’autore diedero un contributo decisivo.Per quanto concerne l’aspetto piu’ delicato del volume, vale a dire l’uso sistematico ed ampio della tortura,(ammissione questa che suscito’ vivacissime polemiche in tutta la Francia quando apparve il volume) questa era stata gia’ attuata dalla polizia francese e tacitamente ammessa dalle autorita’ prefettizie e politiche.D’altra parte,la giustificazione strategica risultava evidente anche per l’autore-che se ne servira’ a Philippeville e ad Algeri- poiche’ il suo uso consentira’ di salvare -dagli attacchi terroristici indiscriminati-numerose vite umane.Sotto il profilo psicologico e morale-afferma con nettezza l’autore-la morte di un detenuto non gli portava nessun rimpianto ne’ gli cagionava odio o pieta’.D’altronde,la capillare presenza dei membri del FNL-e fra questi Saadi,M’Hidi e La Pointe divenuti celebri loro malgrado grazie allo splendido film di Pontecorvo-dentro la Casbah,l’uso sistematico del terrorismo-che mieteva vittime civili quotidianamente-,l’uso del sabotaggio attraverso lo sciopero generale, imponeva una raccolta di informazioni-in collaborazione con la polizia-capillari,la suddivisione di Algeri in quattro zone ognuna delle quali affidate a quattro reggimenti di paracadutisti secondo l’approccio denominato DPU -approccio messo a punto da Trinquier-,rastrellamenti sistematici e l’uso del coprifuoco.Ebbene,all’interno di questa complessa strumentazione militare,la tortura rivesti’ un ruolo di rilievo poiche’ le informative estorte dai prigionieri consentiranno rapidamente di ricostruire la struttura a cellule del FLN arrivando fino al vertice della piramide organizzativa.Infine-a nostro avviso-di estremo interesse storico risultano altre due considerazioni dell’autore:la prima secondo la quale tutti I vertici politici locali e nazionali dal 1954 al 1957 non solo furono al corrente dell’uso della tortura ma ne approvarono l’uso e la seconda in base alla quale la eliminazione per impiccagione di Ben M’Hidi fu decisa da Massu e attuata dall’autore senza rimpianto alcuno.

JACQUES BAUD LE FORCES SPECIALES DE L’ORGANISATION DU TRAITE’ DE VARSOVIE 1917-2000 HARMATTAN

In questo saggio l’autore-ex appartenente alla intelligence svizzera e considerato uno dei massimi esperti europei di terrorismo e guerra asimmetrica-analizza sotto il profilo squisitamente strategico e tattico il modus operandi delle forze speciali appartenenti al Patto di Varsavia.Non c’e’ dubbio alcuno che la lotta anti-insurrezionale in Urss si sia sviluppata sotto l’egida della Ceka prima e sotto quella del Kgb in un secondo momento .Un dato altrettanto certo e’ quello relativo alla fondamentale importanza della rivoluzione bolscevica sotto l’aspetto strategico poiche’ questa ha costituito il punto di riferimento fondamentale per gran parte delle insurrezioni del novecento.Al di la’ delle modificazioni lessicali intervenute dal 1917 al 1950,l’evoluzione dei servizi speciali e delle forze speciali ha seguito due linee direttrici distinte ma complementari:da un lato I servizi speciali a vocazione politica sono stati subordinati alla intelligence mentre le forze speciali sono state controllate dalle forze armate.E’ bene precisare che questa demarcazione sorse al solo scopo di rafforzare il potere politico.Nella genesi delle forze speciali vi sono alcune fasi intermedie che non possono essre trascurate a causa della loro importanza:in primo luogo la nascita del Kgb nel 1954 e l’istituzione della Direzione S al cui interno sara’ costituito il Dipartimento 13 e in secondo luogo,la nascita nel 1942 dello Stato Maggiore centrale per la Germania libera specializzato nella guerra psicologica che verra ‘ utilizzato per appoggiare le operazioni convenzionali della Armata Rossa e del movimento partigiano.Quanto agli assunti teorico-strategici delle forze speciali, questi non si discostano da quelli posti alla base della dottrina marxista-leninista:in primo luogo,l’assunto leninista secondo il quale la guerra deve essere intesa in senso totale e in secondo luogo la necessita’di operare in base ad una strategia articolata e non monolitica.Proprio partendo da questo ultimo aspetto,l’autore demarca con chiarezza le diverse strategie attuate :quella diretta-volta alla occupazione del territorio nemico – quella indiretta finalizzata alla disinformazione e al supporto dei movimenti comunisti,quella denominata maskirovska sorta a scopo difensivo ,quella della sovranita’ limitata-denominata anche dottrina Brejnev-finalizzata alla formazione di paese satelliti e infine quella volta al supporto logistico e dottrinario al terrorismo.Alla luce di queste precisazioni,risulta agevole comprendere le finalita’ delle forze speciali:la ricognizione strategica e operativa contro I dispositivi C3I e nucleari della Nato,i raids contro target civili e militari e l’uso della guerra non convenzionale in tutto il suo spettro(sequestro,eliminazione di personalita’ politiche e/o militari,istruzione delle forze speciali dei paesi alleati e dei movimenti di liberazione).Per quanto concerne la consistenza complessiva delle forze speciali, queste -in base ad una stima realistica- avrebbero una consistenza di 40mila uomini.Il volume si conclude sia con una rassegna delle principali armi leggere e non in dotazione alle forze speciali(si pensi -a titolo esemplificativo- alla pistola automatica Stechkine o alla pistola mitragliatrice CZ-61 Skorpion) sia con una disamina sintetica ma chiara delle forze speciali russe, di quelle polacche,della Germania Orientale(a tale riguardo e’ doveroso ricordare il 40°Reggimento Aviotrasporato sorto nel 1990 e posto alle dipendenze del Ministero della Difesa,il Reggimento Dzerzhinsky sorto nel 1950 e posto alle dipendenze degli Interni),di quelle romene,ungheresi e della Cecoslovacchia.Particolare attenzione viene riservata dall’autore a quelle russe la cui articolazione si dipana su due linee direttrici :quella afferente al Kgb che si articola in cinque strutture 1)la Direzione S volta alla infiltrazione e alla eliminazione;2)la Terza direzione finalizzata al controspionaggio;3)la Direzione Guardie di Frontiera volta al controllo e alla repressione della emigrazione illegale e del contrabbando;4)la Nona Direzione sorta per dare protezione al personale politico e militare e per il controllo degli armamenti nucleari e infine 5)le unita’ antiterrostiche e controterroristiche del Gruppo Alfa e Beta ela seconda linea direttrice afferente agli Interni o MVD che si concretizza nei Berretti Rossi il cui uso e’ quello paramilitare e antiinsurrezionale.

BENIAMINO IRDI NIRENSTEIN ISRAELE E LA GUERRA AL TERRORISMO LUISS 2006

E’ arduo negare che la genesi del terrorismo antisraeliano sia iniziata con la guerra egiziana nel 1954 di fronte alla quale lo stato maggiore israeliano attuo’ da un lato- attraverso Dayan- una strategia di incursioni nei centri di provenienza del terrorismo al fine di raffredare il sostegno della societa’ civile e dall ‘altro lato attraverso la realizzazione della Unita’ 101-la prima unita’ speciale per contrastare il terrorismo- Israele sara’ in grado di mettere in atto un dispositivo di controterrorismo rapido ed efficace.L’escalation offensiva antisraeliana subira’ un incremento rilevante con l’ascesa politica di Arafat nel 1960 ,con lo nascita dell’Intifada a partire dal 1983 e infine con l’affermazione politica di Hamas a partire dal 2006.Di fronte ad una modalita’ offensiva cosi’ variamente articolata,la reazione israeliana si dispieghera’ attraverso l’uso della guerra limitata e della guerra a bassa intensita’ prendendo spunto dalle innovazione strategiche e tecnologiche portate in essere durante la guerra di Algeria e la guerra del Vietnam(si pensi a tale proposito all’uso degli elicotteri per sorvegliare il territorio,all’uso del search &destroy,all’uso degli inseguimenti notturni e soprattutto all’utilizzo-iniziato con Rabin-delle eliminazioni mirate,alla chiusira dei campi profughi e ai raids mirati).Sotto il profilo politico-giuridico,l’autore sottolinea come le modalita’ di contrasto del terrorismo non possano seguire le linee direttrici delle convenzioni internazionali pensate per la guerra convenzionale.Contrastare il terrorismo equivale a ridimensionare e/o rinunciare in parte alle garanzie fondamentali del diritto internazionale auspicando nel contempo la realizzazione di un diritto specifico che tenga conto della pluridimensionalita’ strategica del terrorismo.A tale proposito,l’assenza -da parte dello stato maggiore israeliano-di una definizione specifica del concetto di terrorismo non costituisce un limite operativo.Ad ogni modo, facendo proprie le riflessioni di Ben-Eliezer e’ possibile fornire da un lato una caratterizzazione sufficientemente flessibile e non controproducente sotto il profilo strategico-tattico:”l’uso e la minaccia dell’uso della violenza diretta intenzionalmente contro civili per raggiungere determinati obiettivi politici attraverso attacchi simbolici e adatti ad aumentare l’eco mediatica con lo scopo di piegare la volonta’ di una societa’ o del suo governo”e dall’altro lato indicarne le principali componenti nel modo seguente:1)il terrorismo colpisce
il punto debole dello stato;2)non tiene conto del diritto internazionale;3)colpisce in modo indiscriminato senza operare alcuna distinzione tra civili e militari e infine 4)si serve di qualsiasi arma secondo la modalita’ del dual use.Tuttavia la complessita’ camaleontica del terrorismo, richiede una riflessione piu’ ampia e articolata che l’autore compie alla luce di una comparazione tra la guerra tradizionale e quella a bassa intensita’ giungendo a indicarne con estrema precisione le pricipali caratteristiche.La guerra a bassa intensita’ presenta una sintassi specifica che prende forma secondo le modalita’ seguenti:possiede un ritmo lento poiche’ intende logoarare l’avversario,si attua attraverso piccoli attacchi continui nel tempo,sfrutta a proprio vantaggio l’asimmetria che la caratterizza intrinsecamente anche a livello tecnologico,si costruisce su un consenso ampio da parte della societa’ civile servendosi di una interpretazione della realta’ fortemente connotota in termini ideologici e/o religiosi,fa un uso sistematico e pianificato delle tecniche di guerra psicologica,si serve del sostegno logistico,finanziario e militare di paesi esteri e amplifica I vantaggi che la mobilita’ puo’ offrire.Ebbene, la risposta che lo stato maggiore israeliano ha dato si puo’ in buona sostanza riassumere nel modo seguente partendo -sia chiaro-dall’assunto che un singolo evento e’ in grado di influenzare la sfera decisionale strategica:l’utilizzo di aerei spia, di armi di precisione e non letali in prima istanza,l’aumento della velocita’ di reazione all’offemsiva terroristica attraverso unita’ speciali,la necessita’ di affiancare all’attivita’ militare quella politico-diplomatica,l’occupazione fisica del territorio nemico anche con l’intento di raccogliere informazioni,l’indispensabilita’ di realizzare un coordinamento tra gli apparati di intelligence e quelli politico-militari e infine l’opportunita’ di controllare in modo capillare I confini e le vie di accesso anche attraverso l’uso di recinsioni.

L.DIDIER-A.TRIFFEAU GUERRE ECONOMIQUE ET INFORMATION ELLIPSES 2001 EURO 18,5

I due analisti francesi-il primo docente di Scienza della gestione all’Universita’ di Parigi III e il secondo direttore della cellula di guerra economica del Ministero della difesa francese -nota con l’acronimo C4ifr- e docente all’EGE-affrontano in questo saggio con grande chiarezza sia gli aspetti principali della guerra di informazione sia le tattiche controinformative messe in atto da diverse ong e associazioni antagoniste francesi e americane contro le industrie petrolifere,contro la mondializzazione e contro gli ogm.La guerra della informazione, benche’ non costituisca un nuovo paradigma della guerra moderna(fu anticipata dalla “Retorica” di Aristotele e da Sun-tzu) ,implica tuttavia una sintassi specifica soprattutto quando si applica alla dimensione economica.Affinche’ sia efficace e’ necessario partire- in primo luogo- dall’assunto secondo il quale l’informazione non e’ soltanto un vettore di conoscenza ma costituisce anche una potente ed efficace arma offensiva ed- in secondo luogo -e’ necessario prendere atto che sia l’approccio della scuola del Komintern alla guerra della informazione-che pone l’enfasi sulla disinformazione e sulla manipolazione-,che quello maoista-che si pone in essere attraverso la controinformazione-si sono rivelate metodologie di grande efficacia.Al di la’ delle riflessioni strategiche compiute da Herzog nel 1915 sulla necessita’ di servirsi della guerra della informazione per affrontare in modo efficace la competizione economica-alle quali gli autori attribuiscono un grande rilievo storico-,non c’e’ dubbio alcuno che la strategia sovietica -gia’ a partire dagli anni venti-avesse dimostrato una potenza di penetrazione e manipolazione psicologica di indiscutibile valore come si evince agevolmente dalla propaganda antimilitarista promossa nel 1923 , dalla campagna di disinformazione promossa presso il pubblico occidentale nel 1946 a proposito del dissidente sovietico antistalinista Kravchenco o,infne,dalla efficienza controinformativa dimostrata dall’agente di influenza Patre’ nel 1959.Ebbene,una riflessione disinibta e realistica insieme delle tecniche messe in atto dalle ong-come Greenpeace- o da associazini antimodialiste-come Attac della cui capacita’ controinformativa gli autori forniscono una analisi magistrale-dimostra la sostanziale continuita’ metodologica con le tecniche manipolatorie e controinformative dell’Urss durante la guerra fredda.Ben lungi dal volere presentare al lettore europeo una manuale esaustivo sulle principali tecniche di guerra della informazione,gli autori indicano alcune tecniche argomentative e di mobilitazione antagonista usate dalle ong e dalla associazioni no global e ,fra queste, l’utilizzazione della trasparenza informativa-attraverso una ampia publicizzazione-per spiazzare l’avversario-,l’implosione delle contraddizioni dell’avversario,l’utilizzazione della societa’ civile come cassa di risonanza, l’organizzazione di manifestazioni pubbliche(sit-in o boicottaggi) ,le pressioni sulla stampa e sulle istituzioni politiche e religiose,la drammatizzazione-che puo’ raggiungere toni apocalittici-,la squalificazione dell’avversario o l’erosione graduale della credibilita’ ‘politica e morale dell’avversario.Ebbene, sia per far fronte all’antagonismo ideologico delle associazioni no global sia per contrastare la guerra economica messa in atto dal governo americano contro l’industria francese sia soprattutto per salvaguardare i rilevanti interessi economici della Francia in Europa e nel mondo,sono state realizzate la Ecole de guerre economique e una cellula all’interno del Ministero della difesa -denominata C4ifr- allo scopo di prevenire e -sorta nel 1994-di contrastare rapidamente le strategie controinformative dei soggetti antagonisti .

COLONEL ANDRE’ BRUGE LE POISON ROUGE-EDITION GUERRE SANS FRONTIERES,1969

L’autore- proveniente dall’Accademia di Saint-Cyr,ufficiale durante la guerra di Indocina e direttore del CIPCG di Arzew dal 1957 al 1959 durante la guerra di Algeria-fu considerato una delle massime autorita’ nel campo della guerra rivoluzionaria. Pienamente consapevole-al pari di Larechoy e Trinquier-della profonda innovazione strategica determinata dalla guerra rivoluzionaria-teorizzata da Lenin,Mao e Giap-fu altrettanto persuaso che l’attuazione della guerra rivoluzionaria dipendesse dalla capacita’ di utilizzare in tutta la sua potenzialita’ la guerra psicologica.I presupposti strategici e psicologici di questa ,erano facilmente individuabili nei classici del pensiero politico-militare russo e cinese(si pensi a tale proposito oltre al gia’ citato Lenin anche all’ufficiale Frounze’), presupposti in base ai quali la pace e la guerra non sono che aspetti della stessa lotta e, la guerra in particolare ,deve essere considerata come un oggetto complesso ed organico nel quale le linee verticali della tradizionale offensiva esterna-o guerra di conquista-si devono intrecciare in modo inestricabile con le linee di quella interna dando esito ad un guerra totale che investe sia l’individuo che la societa’ nel suo complesso e che non deve conoscere limiti di spazio e di tempo poiche’ la sua vera natura e’ di essere totale come sostennero esplicitamente Stalin e Mao. Perche’ cio sia possibile, e’ evidente che il ricorso alla guerra psicologica diventa fondamentale poiche’ fondamentale e’ la conquista delle menti e dei cuori attraverso una loro sistematica intossicazione.
Ebbene,i presupposti psico-sociologici della guerra psicologica, l’autore non solo li individua in Pavlov ma anche nelle riflessioni di Jung.In primo luogo,la folla e’ certamente impulsiva,intollerante,credula e incapace di avere una volonta’ perseverante. Proprio per questo l’uomo di massa diviene oggetto- agevolmente -della propaganda soprattutto perche’ si trova costantemente in una situazione di solitudine psico-sociale che nella realta’ odierna aumenta a causa della perdita di significato dei valori tradizionali. In secondo luogo,l’uomo di massa ha un comportamento gregario che si costituisce sulla imitazione,sulla suggestione possibile attraverso le immagini e sul bisogno di identificarsi con un leader carismatico.
In terzo luogo,la guerra psicologica -comprensibile a partire dagli assunti pavloviani secondo la concezione russa-afferma chiaramente che l’uomo in quanto animale istintivo sia agevolmente condizionabile dallo slogan,dal mito(cioe’ l’organizzazione fondamentale delle immagini),dalla semplificazione intellettuale,dalla propaganda martellante,strumenti questi che aumentano la loro penetrazione psicologica sia all’interno delle menti di individui alienati che all’interno di gruppi omogenei.socialmente ma fragili e disorganici sotto il profilo ideologico.In quarto luogo,accanto a questi strumenti, l’autore ritiene che la guerra psicologica si possa compiere anche grazie alla sublimazione,al sentimento di frustrazione,alla volonta’ di cercare un capo espiatorio,al terrore di massa, al risentimento,alla comunanza sacrificale-cioe’ al bisogno di identificarsi con un eroe o con una idea metastorica- e infine alla ricerca di un nemico assoluto sul quale polarizzare tutte le proprie
frustrazioni.Ora,al di la’ degli strumenti di cui si serve la guerra psicologica-strumenti di indubbio valore intellettuale-,la realizzare di ambasciate,di associazione di amicizia a vocazione internazionale e di comitati per le relazioni economiche con l’estero, contribuiscono al consolidamento e all’ampliamento della efficacia della guerra psicologica consentendo in tal modo di articolare l’offensiva contro l’occidente su piu’ livelli:da quello dissuasivo-la minaccia al ricorso alla guerra atomica-,a quello persuasivo-cioe’ il ricorso alla guerra psicologica- e infine quello sovversivo che si attua determinando scissioni ideologiche di grande portate nella societa’ civile sulle quali far leva per innescare il terrorismo in un primo tempo e la guerra civile in un secondo momento.Le uniche alternative percorribili per l’autore, sono da un lato una progressiva disintossificazione e demistificazione dell’avversario anche attraverso la neutralizzazione degli agenti infiltrati e, dall’altro lato,il consolidamento presso la gioventu’ dei valori sacri della democrazia e della patria con l’indispensabile supporto sia della societa’ civile ma anche attraverso la realizzazione di un coordinamento politico-militare nazionale e atlantico in grado di attuare una capillare e pianificata controinformazione di tale efficacia da porre in essere una guerra totale ai danni del comunismo internazionale.

ROSE MARY SHELDON SPIE NELLA BIBBIA-LEG 2008-24 EURO

Specializzata nella storia dello spionaggio,l’autrice-direttrice del Dipartimento di Storia presso il Virginia Military Institute-esamina con estrema compentenza filologica e storiografica le modalita’ conflittuali attuate da Israele nel periodo compreso tra l’esodo dall’Egitto fino alla campagna militare del 132-135 d.c. di Bar Kobeka contro I Romani per affermare la propria identita’ politica e religiosa.Il ricorso ad agenti infiltrati-presenti gia’ al tempo di Mose’ e Giosue’-per contrastare il nemico ,l’utilizzo di abili e astute donne in qualita’ di agenti operativi in grado di svolgere operazioni di disinformazione e di eliminazione -quali per esempio Rahab, Giuditta e Dalila-dimostrano uno sviluppato senso del comando e una elevata capacita’ di pianificazione militare tanto quanto il ricorso-assai frequente in verita’-all’imboscata -come nel caso di Gedeone-e alla guerriglia.Se non c’e’ dubbio alcuno che le covert operations sotto la monarchia unificata di re David svolsero un ruolo determinante almeno quanto il ruolo attribuito alla dimensione topografica per conseguire vantaggi tattici di rilievo,alla guerriglia verra’ attribuita una importanza enorme -come dimostra l’addestramento accurato che Giuda Maccabeo diede al suo popolo per contrastare con successo I Seleucidi-determinata dalla disparita’ numerica e dal gap tecnico degli armamenti tra l’esercito ebraico e I suoi nemici,disparita’ che fu possibile superare anche attraverso il ricorso sistematico-fatto dalla setta dei Sicari-al rapimento,al saccheggio e alle operazioni terroristiche tout court.L’utilizzazione spietata ed accurata insieme di queste tecniche furono ampiamente legittimate dalla feroce repressione cui furono sottoposti gli ebrei durante il dominio romano che,con la eliminazione di Gesu’ -sotto Pilato-considerato un pericoloso sovversivo in qualita’ di capo guerrigliero e quindi giudicabile secondo il crimine di ribellione,dimostrarono al di la’ di ogni dubbio di essere in grado di controllare in termini capillari l’ordine interno. Tuttavia anche I grandi imperi hanno il loro tallone di Achille come dimostra la guerra intrapresa da Kokeba nella riappropiazione delle alture della Giudea e di Gerusalemme che ricorse ad una tattica mobile e sfrutto’ con relativo successo le risorse difensive del deserto ai danni dell’imperatore Adriano che non ebbe altra scelta che quella di ricorrere ad una politica di sterminio per domare la rivolta abbinata ad una guerra d’assedio nella quale l’uso della controguerriglia svolse un ruolo determinante.

MARIE-MONIQUE ROBIN ESCADROND DE LA MORT,L’ECOLE FRANCOISE-LE DECOUVERTE EDITIONS-13EURO

La consapevolezza da parte della istituzione militare francese di avere all’interno del proprio territorio un temibile nemico interno o quinta colonna fu chiaramente espressa dal Col.Saint-Opportune presso l’IHD nel 1948,da Joba e dal Gen.Chassin proprio nello stesso periodo.Ma sara’ soltanto con Larechoy che l’universo strategico militare francese prima ed extraeuropeo poi cambiera’ profondamente.Larechoy era infatti giustamente persuaso che il comunismo, attraverso la guerra psicologica e la guerra di popolo, fosse in grado di agire dentro la societa’ civile senza rispettare ne’ le regole del diritto militare ne’ le convinzioni di Ginevra ma soprattutto fosse nelle condizioni di agire secondo la modalita’ delle gerarchie parrallele che -sorte grazie ai viet-min-l’ufficiale francese-insieme a Trinquier-aveva avuto modo di studiare e apprezzare per la loro efficacia strategica durante la guerra di Indocina.Divenuto nel 1953 direttore del Ceaa avra’ la possibilita’ di introdurre I nuovi concetti strategici della guerra psicologica all’interno delle piu’ prestigiose istituzioni militari francesi approfondendo la sua interpretazione della polimorfica attivita’ ideologica del comunismo fino alla teorizzazione delle celebri quattro fasi attraverso le quali il comunismo penetrava nei gangli della sociata’ civile fino ad eroderli attraverso l’utilizzo della guerra di popolo che era considerata l’ultimo stadio del processo di assoggettamento della societa’ al comunismo.L’insieme dei suoi contributi saranno giudicati di cosi’ elevata importanza per il successo nella guerra contro l’Fln, che prenderanno forma di direttive strategico-militari nel celebre documento denominato TTA 117.Accanto al Col.Larechoy l’innovazione del quadro teorico della strategia francese sara’ reso possibile da Aussaresses-che lavorera’ nel Sdece-,da Morlane-realizzatore dell’11°Choc- e da Trinquier che teorizzera’ e applichera’ durante la battaglia di Algeri il quadrilatero urbano ispirandosi in senso lato a Napoleone.L’insieme dei loro contributi consentira’ al decisore politico da un lato di comprendere lucidamente come il nazionalismo-per esempio quello del Fln-fosse in realta’ uno strumento ad usum delphini del comunismo internazionale per affermare piu’ rapidamente la propria egemonia e dall’altro lato indurra’ le istituzioni militari francesi a realizzare centri di alta formazione-come il Cipcg ad Arzaw-alla guerre psichologique. L’esito giuridico-politico di queste fondamentali innovazioni prendera’ forma nella necessita’ di modificare le norme giuridiche in Algeria per adattarle ad uno stato di eccezionalita’-modifiche che saranno rese possibili dal Ministro della Giustizia Maunoury e dal Gen.Brebisson- nel quale la centralizzazione della intelligence,il potere di requisizione esteso a ventiquattro ore,il diritto di sospensione dei funzionari sospetti e l’interdezione dagli uffici pubblici per I soggetti sospetti costituiranno alcune delle novita’ piu’ rilevanti.Il passo successivo sara’ il conferimento dei pieni poteri nel 1957 su Algeri al Gen.Massu- da parte del premier socialista francese Lacoste- che fara’ perno su Trinquier, Ausaresses e Bigeard per portare a compimento la celebre operazione Champagne con la quale nel gennaio del 1957 infligerra’ una pesante sconfitta politico-militare all’Fln dando avvio alla pratica-legittimata politicamente-della tortura.A coronamento di questo processo-oramai inarrestabile-nel marzo del 1957 Trinquier mettera’ a punto il Dpu che contribuira’ al successo francese-sotto il profilo militare- ai danni del Fln unitamente alla realizzazione del Gre da parte di Leger.Il dispositivo di contrasto francese alla offensiva del Fln, trovera’ il proprio coronamento con la nascita del Cegs nel 1959 sotto la direzione di Bigeard-ufficiale che aveva gia’ avuto modo di rinnovare profondamente la strategia offensiva francese in Algeria con l’introduzione dell’elicottero quale strumento di assalto e non solo quale strumento di ricognizione- che rappresentera’ la piu’ importante istituzione militare francese per la guerra psicologica e la controguerriglia.Sotto il profilo squisitamente ideologico l’integrismo cattolico della Cite chatolique-e quindi dei suoi piu’ significativi rappresentanti quali Ousset e il Gen.Weygand-,la nascita del Cespes con Sauge e la pervasiva influenza della Grande O-vera e proria corrente nazionalistica e integrista cattolica- nelle forze armate contribuiranno in Francia in termini tutt’altro che marginali a dare sostegno alla guerra psicologica anticomunista.Ebbene l’efficacia sul campo dimostrata dalle molteplici innovazioni strategiche francesi contribuira’ in modo indiscutibile a influenzare il quadro teorico della strategia militare controinsurrezionale americana e di quella di gran parte dell’America latina.A tale riguardo,l’influenza francese negli Stati Uniti -pur precisando che gia’ l’istituzione militare americana aveva contribuito con l’Oss di Donovan e con l’istituzione di Fort Benning e Fort Bragg alla teorizzazione della controguerriglia e della guerra psicologica-sara’ dimostarta dalla presenza di Larechoy a Fort Bragg in qualita’ di specialista di guerra psicologica,da quella di Ausaresses nel 1962 a Fort Benning in qualita’ di istruttore di fanteria per non parlare poi del lavoro di traduzione e divulgazione compiuto da Fall degli scritti di Trinquier le cui innovazioni stategiche contribuiranno in modo determinante a rinnovare il modus operandi delle forze speciali americane durante la guerra fredda.Ora al di la’ della influenza di indubbio rilievo esercitata dalla innovativa strategia di guerra psicologica francese su quella brasiliana-si pensi che proprio Ausaresses nel 1973 in qualita’ di attache’ frequentera’ il Centro di addestramento alla controguerriglia di Manaus fondato da Branco nel 1964-e a quella esercitata su quella cilena come chiaramente confermato da Contreras direttore della Dina nella intervista rilasciata all’autrice-l’influenza piu’ importante sara’ quella determinata sul modus operandi della istituzione militare argentina come dimostrano senza alcun ombra di dubbio I contributi di de Naurois e Badie nel 1957 presso la Scuola di guerra di Buenos Aires in qualita’ di esperti di controinsurrezione,contributi il cui rilievo sara’ ampiamente dimostrato dalla necessita’ di istituire una missione permanente in Argentina che, grazie al contributo di Brentesque e Ballester da parte francese e di Anaya e Montes da parte argentina, consentira’ alla strategia militare argentina di intrapendere la strada della counterinsurgency sul modello francese e di applicarla con successo nel contrasto della insorgenza comunista.Ebbene proprio su questa variegata e molteplice influenza pone l’enfasi l’autrice-celebre giornalista e ricercatrice francese-allo scopo di dimostrare la legittimita’ interpretativa da un lato della tesi dello studioso americano Paret secondo il quale la strategia controinsurrezionale francese avrebbe ribaltato I tradizionali legami di subordinazione tra il potere miliatre e quello politico dando come esito una deriva reazionaria e golpista e dall’altro lato di dimostrare-attraverso mirate e approfondite interviste ai protagonisti della strategia controinsurrezionale francese,argentina,cilena e americana-come I contributi teorici degli strateghi francesi abbiano fornito il quadro teorico-operativo per la nascita dell’Oas e di tutte le principali dittature militari in America Latina.

GUIDO OLIMPO ALQUEDA.COM RIZZOLI 2008

Inviato speciale negli Usa per conto del Corsera in questo volume il noto giornalista italiano illustra con la usuale chiarezza e semplicita’ alcuni aspetti-indubbiamente rilevanti-della galassia terroristica di Alqueda. Non c’e’ dubbio che il web sia diventato oramai un vero e proprio campo di battaglia virtuale nel quale la cyberwarfare- da parte dell’integralismo musulmano alquedista- viene condotta con grande professionalita’ ed efficacia.Se il modus operandi della controinformazione di Alqueda e’ stato in parte ereditato da Hamas-ed in particolare fondamentale si rivela la influenza di Azzam su Bin Landen-pur tuttavia le tecniche messe in atto sono certamente originali.Infatti al di la’degli obiettivi soft colpiti dal terrorismo islamico secondo un approccio tradizionale-p.e. attraverso gli attacchi suicidi o attraverso la distruzione di infrastrtture civili critiche e al di la’ della emulazione per contaminatio -effettuata per esempio in Algeria a partire dal 2006-la realizzazione di un network rizomatico sovranazionale ha permesso ad Al Queda di diffondersi rapidamente e in modo capillare ponendo enormi difficolta’ alla intelligence occidentale.Difatti, sia i principali protagonisti del movimento alquedista -e fra questi Adam Gadahn esperto nella cyberwarfare,Abu Yahya elemento operativo,Mustafa Abu al Yarid esperto nel settore economico-sia le cellule terroristiche autonome o i raggruppamenti eversivi di affinita’,hanno da un lato saputo valorizzare la componente femminile invogliandola nell’attuare attacchi suicidi e dall’altro lato sono stati in grado attraverso il web-e piu’ precisamente attraverso siti come Al Farouq e il Global Islamic Media Front– e le trasmissioni satellitari arabe di mettere in atto una ampia quanto valida campagna di controinformazione-all’insegna del piu’ viscerale antiamericanismo e antisemitismo- e di reclutamento mettendo on line ora numerosi manuali di guerriglia,handbooks di pychological warfare ed anche dettagliate istruzione per l’uso di bombe sporche ora costruendo comunita’ virtuali per fare proseliti o piu’ semplicemente per mettere a punto strategie di azione di breve e lungo periodo.La stessa disponibilita’ economica-oltre che realizzarsi atttraverso i consueti canali dellautofinanziamento,dei fondi arabi privati-ha potuto rinnovarsi proprio attraverso la violazione della privacy economica o attraverso l’investimento nel gioco d’azzardo on line. Le contromisure adottate dalla amministrazione americana sono apparse -all’autore-controproducenti e deleterie la’ dove hanno posto l’enfasi su una soluzione di tipo tradizionale -quale la guerra offensiva- (alludiamo alla guerra in Iraq) e portatrice di gravi violazione dei diritti umani (alludiamo all’uso della tortura presso la base militare di Guatanamo) efficaci e degne di emulazione la’ dove hanno trovato modo di attuarsi sottoforma di cyberwarfare attraverso il NCC,la NCSD della Homeland Security,il CC dello Strategic Command,attraverso specifiche disposizioni legislative quali il terrorist Surveillance Program della NSA ma sopratutto grazie l’iniziativa del commissario newyorchese Kelly che, con l’ausilio di un organismo specifico denominato NYPD ,ha saputo attuare un coordinamento informativo sovranazionale con le altre polizie nonostante le prevedibili resistenze del Pentagono e dell’Fbi.Ed e’ proprio su questo percorso che le intelligence europee e’ bene che procedano superando-la’ dove sara’ possibile-le reciproche rivalita’ all’insegna della realizzazione di un fronte comune contro l’integralismo islamico oramai poliedrico e sfaccettato.

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JOHN KEEGAN, IL VOLTO DELLA BATTAGLIA-EDIZIONI NET

Lo scopo del volume di Keegan-docente di storia militare alla Accademia militare di Sandhurst-non e’ quello di porre in essere un approccio interpretativo alla storia militare di tipo tradizionale ma al contrario di integrare quello usuale con la disamina attenta e scrupolosa del ruolo della dimensione psicologica nella guerra tradizionale e moderna.Prendendo in considerazione la battaglia di Azincourt -ad esempio-l’autore individua con estrema nitidezza le motivazioni psicologiche sottese alla volonta’ di combattere ,motivazioni che possiamo agevolmente individuare nella stimolazione fisica determinata dall’alcool,in quella morale frutto della presenza sul campo di battaglia del sovrano,nella fede religiosa,nella forza della coercizione e naturalmente nella prospettiva di arricchimento attraverso il bottino e il riscatto.Per quanto concerne la battaglia della Somme- a parte la costrizione-la dimensione topografica del campo di battaglia,il senso dell’onore,le frequenti esercitazioni e la conoscenza ampia e precisa del piano di battaglia furono motivazioni fondamentali nel determinare la volonta’ di combattere.Altrettanto interessanti e suggestive insieme sono le conclusioni metodologiche alle quali giunge Keegan.Qualsiasi esercito-in primo luogo- per attuare una avanzata vittoriosa ha bisogno di un “sogno,di un incubo” e nonostante l’introduzione della tecnologia questa non ha determinato sul piano psicologico modifiche tali da stravolgere la natura della battaglia.In secondo luogo, l’istinto di conservazione,il ruolo attribuito all’onore e quello esercitato dalla paura costituiscono costanti imprescindibili per determinare la natura della battaglia.In terzo luogo,nella battaglia moderna il tempo si e’ dilatato e il rischio -a causa dell’ampliamento del campo di battaglia-e’ aumentato in modo consistente.In quarto luogo, l’affermarsi della mentalita’ di assedio e’ il risultato delle particolari condizioni del campo di battaglia odierno -fondamentalmente omnidimensionale -la cui componente tecnologica ha contribuito alla specializzazione della formazione degli attori determinando altresi’ la spersonalizzare la guerra.

JOHN W.GORDON DIETRO LE LINEE DI ROMMEL -LEG ,

L’autore -docente di International Security presso la Scuola di Stato Maggiore dei Marines di Quantico-affronta in modo ampio le principali innovazioni strategiche e tecnologiche inglesi attuate tra la prima e la seconda guerra mondiale volte a contrastare efficacemente ora I turchi ora le truppe di Rommel e Von Armin nel deserto marocchino ed egiziano.Durante la Grande guerra-ed in particolare tra il 1916 e il 1917 -il Gen Murray comprese come I veicoli motorizzati fossero in grado di conseguire una maggiore mobilita’ nel deserto marocchino per compiere operazioni di ricognizioni e pattugliamenti.A tale scopo,sia l’adattamento della Ford modello T-attraverso l’aggiunta di mitragliatrici e fucili mitragliatori e il supporto logistico di biplani-sia le modifiche tecniche attuate da Ball-per esempio attraverso l’introduzione della bussola solare-consentiranno all’ufficiale inglese di creare le LIGHT CAR PATROLS antesignane delle LONGE RANGE PATROLS. Qualche anno dopo-nel 1921-Lawrence d’Arabia in qualita’ di consigliere di Churchill comprese chiaramente come l’abbinamento di armi motorizzate e dell’aviazione fosse in grado di conseguire l’ Air Control cioe’ il controllo del nemico a grandi distanze attraverso una dislocazione eterogenea nello spazio consentendo in tal modo di contrastare le truppe irachene.Ma e’ solo a partire dal 1939 che la strategia inglese giungera’ ad una svolta determinante.In qualita’ di comandante del Medioriente Wavell-influenzato dagli scritti di Fuller, Lidell Hart e naturalmente da Lawrence verso il quale nutriva una sconfinata ammirazione-fu in grado di realizzare la guerriglia motorizzata che si concretizzava nella formazione di piccole unita’ di incursione in grado di superare I limiti della guerriglia di Lawrence.Grazie al contributo tecnico del geologo Bagnold -e all’appoggio del primo ministro Churchill-vennero create le unita’ speciali cioe’ le LONG RANGE PATROLS -ribattezzate successivamente LONGE RANGE DESERT GROUPS-composte da cento uomini e quaranta veicoli allo scopo di sconfiggere gli Africa Korps impresa assai ardua sia per l’abilita’ strategica di Rommel sia perche’ proprio I tedeschi-assai prima di Fuller-avevano compreso grazie a Guderian il ruolo fondamentale della guerriglia motorizzata.Pur con I limiti tecnici-relativi ad esempio al consumo elevatissimo della benzina che furono superati grazie al supporto aereo-i DESERT GROUPS furono in grado di rinnovarsi rapidamente grazie al contributo del Cap.Stirling che nel 1941 realizzo’ le truppe di commandos aviotrasportate ribattezzate SAS e grazie alla invenzione delle bombe Lewes.Il binomio SAS e DESERT GROUPS da un lato indurra’ il Gen.Alexander a realizzare il General Staff Operations in grado di integrare le due unita’ speciali superando I loro rispettivi limiti e dall’altro lato consentira’ a Montgomery di infliggere una sconfitta decisiva a Von Armin.

ENRICO CERNUSCHI,CONTRO AMICI E NEMICI,IUCULANO EDITORE,2007

L’autore,uno dei massimi studiosi italiani di storia navale,delinea in questo saggio il ruolo della marina italiana durante gli anni piu’ problematici della cold war.A conclusione della seconda guerra mondiale ,la zona operativa dell’Adriatico rappresentava uno degli snodi marittimi piu’ complessi a causa di Tito e l’appoggio della Royal Navy -in un primo momento e quello americano a partire dagli anni cinquanta -contribuirono da un lato a ridimensionare il legame di Tito con l’Urss e dall’altro lato a indurre la marina italiana a rafforzare il proprio dispositivo con la realizzazione della MC 490 che tuttavia non fu in grado di sopperire ai limiti strategici della politica navale italiana.Solo a partire dagli anni sessanta, gli americani-obtorto collo- riconobbero la rilevanza del teatro adriatico assegnando al nostro paese una brigata di marines in grado di dispiegarsi rapidamente e inducendo lo stato maggiore della marina a rendere operativo il Battaglione San Marco attraverso esercitazioni anfibie.Anche lo scenario albanese-dominato dal dittatore Hoxha-rappresento’ per la marina italiana un potenziale pericolo a causa,in primo luogo, della realizzazione di una base di sommergibili della classe “Whisky”nell’isola di Saseno possibile solo grazie alla collaborazione sovietica e,in secondo luogo,della fornitura da parte della Cina – a partire dal 1965- delle P4 e di 32 aliscafi motosiluranti.Ad ogni modo,la dislocazione nel Mediterraneo di battelli russi convenzionali ed, in particolare la realizzazione dei missili antinave KENNEL/AS-1,rappresentarono un pericolo di tale portata da indurre la NATO a rivedere le proprie scelte in materia strategica rafforzando di conseguenza in modo considerevole il proprio dispositivo marittimo e contribuendo ad ampliare il ruolo della marina italiana che tuttavia non fu in grado di compredere la necessita’ di dotarsi di una aliquota adeguata di corvette e fregate a causa della politica militare acquisciente dello stato maggiore e della scelta dei vari esecutivi di privilegiare la modernizzazione delle altre forze armate.

Un esito fallimentare analogo-che ebbe tuttavia ripercussioni di maggiore rilevanza-fu rappresentato dalla mancata attuazione di una politica militare nucleare italiana autonoma da quella americana.Nonostante la realizzazione avveneristica del CAMEN voluta dalla marina italiana e il programma NATO MLF che tuttavia non trovo’ mai concreta realizzazione- il diktat americano-e in particolare l’opposizione “bipartisan del Senato e del Congresso americano”(p.45)-,i veti incrociati dei francesi e degli inglesi contribuirono a far tramontare in primo luogo la legittima ambizione italiana,in secondo luogo a far tramontare l’aspirazione a costruire un battello nucleare -denominato MARCONI e che avrebbe dovuto essere realizzato dai CRDA di Monfalcone e di cui l’ammiraglio Cocchia si fece autorevole interprete e ,in terzo luogo,contribuirono a far naufragare il progetto di una nave rifornitrice nucleare denominata FERMI annnuciato nel 1966 e definitivamente abbandonato nel 1971.Solo tra il 1968 e il 1975, grazie al profondo cambiamento impresso da De Gaulle alla politica estera e alla politica militare,fu possibile per l’Italia superare l’opposizione americana e portare a buon fine da un lato la vendita da parte della Francia all’Enel di mille chilogrammi di uranio arrichito per alimentare la centrale di Montalto di Castro e dall’altro lato consenti’ al nostro paese di siglare nel 1974 l’accordo TRICASTIN.Anche la realizzazione negli anni sessanta del VAK 191 B-caccia leggero a decollo verticale-possibile grazie alla collaborazione tra Italia e Germania- rappresento’ un successo -seppure di modeste dimensioni-,successo che tuttavia fu oscurato sia dalle scelte dell’esecutivo di rafforzare esercito e carabinieri per reprimere efficacemente I focolai di guerriglia urbana presenti nel nostro paese sia dalle decisioni del Ministro Tremelloni -nella seconda meta’ del 1966-”di tagliare I fondi per le nuove costruzioni silurando sia le quattro nuove corvette sia I due sommergibili”(p.76-77).Se gli accordi di Osimo del 1 ottobre 1975 posero fine alla conflittualita’ permanente tra Jugoslavia e Italia consentendo alla marina di “allegerire I propri compiti”nello scacchiere adriatico,la realizzazione sovietica dei missili SS-N-2 STYX e il loro uso nel 1967 contro il cacciatorpediniere israeliano ELIATH,indussero gli stati maggiori NATO e USA a rivedere le loro scelte strategiche e la marina italiana ,in particolare, ad attuare una innovativa scelta tattica denominata tattletale supportata dalla stesura del Libro Bianco -vero e proprio documento strategico di ampio respiro-e alla approvazione della Legge Navale 1975 nonostante proprio negli settanta il direttorio economico franco-tesco avesse emargito il nostro paese.Solo le pressioni americane e l’installazione dei CRUISE a Sigonella consentiranno all’Italia di riprendere quota nello scenario internazionale. Solo se il nostro paese sara’ in grado di applicare nel contesto specifico della politica estera e della politica militare l’approccio metodologico del realismo politico -sapendo valorizzare di conseguenza il ruolo operativo della marina-riuscira’ a competere autorevolmente nell’ambito internazionale.

OPERAZIONI SPECIALI AL TEMPO DELLA CAVALLERIA 1100-1550,di YUVAL NOAH HARARI,LEG 2008

In questo saggio storico,l’autore-docente di Storia alla Hebrew University di Gerusalemme-illustra alcune delle piu’ celebri e documentate storiograficamente operazioni speciali svoltesi tra il 1100 e il 1550.Prima di addentrarsi nella disamina specifica dei casi storici,l’autore nella prima parte ritene opportuno -sotto il profilo metodologico- definire chiaramente il significato di un operazione speciale terrestre e indicare gli obiettivi di una special operation.In primo luogo,l’operazione speciale si attua in un contesto spazio-temporale circoscritto attraverso l’ausilio di unita’ di élite in grado di determinare su breve periodo effetti strategici e politici di rilevante portata servendosi di un modus operandi non convenzionale.In secondo luogo,le operazioni speciali devono prendere di mira-di volta in volta-le infrastrutture(le citta’ fortificate e i castelli) -attraverso l’inganno e il tradimento-la cui conquista poteva spesso determinare rilevanti vantaggi sotto il profilo materiale e simbolico,la loro distruzione soprattutto se avevano un significato strategico rilevante(i ponti,le strutture produttive,i depositi di polvere pirica),gli uomini(leaders politici e militari)-attraverso l’assassinio o il sequestro- la cui eliminazione poteva contribuire a determinare la fine di un impero e infine i simboli come per esempio le reliquie. Nella seconda parte,lo storico israeliano con dovizia di particolari e con un dominio assoluto delle fonti illustra alcuni casi storici che ben si prestano a confermare l’esistenza e la rilevanza insieme delle operazioni speciali.A titolo esemplificativo,pensiamo al ruolo determinante che svolsero la strategia della terra bruciata attuata da Montmorency-comandante francese-, la guerriglia dei contadini provenzali e soprattutto l’audace impresa dell’ufficiale di fanteria Blaise de Monluc -che con l’ausilio di centoventi uomini fu in grado di distruggere il mulino di Auriol strumento nevralgico per l’approvvigionamento dell’esercito francese-nel contrastare l’avanzata di Carlo V nel 1536.Un secondo esempio-altrettanto illuminante- fu l’assassinio di Corrado di Monferrato- appartenente ad una delle famiglie piu’ influenti dell’Italia settentrionale -che nel 1187 giunse a Gerusalemme-nel contesto delle crociate-con lo scopo di sconfiggere Saladino. L’eliminazione di Corrado-avvenuta nel 1192-fu opera della setta dei Nizariti- nota anche come Ordine degli Assassini-,setta radicale radicatasi nella Persia settentrionale alla fine dell’undicesimo secolo che ebbe in Hassan i-Sabah il suo leader carismatico il cui approccio militare si costrui’ all’insegna dell’impiego sistematico delle operazioni speciali l’efficienza delle quali dipendeva da un addestramento specifico rivolto ora a persone mature ora a ragazzini,dalla motivazione ideologica che spingeva fino al fanatismo,dalla pazienza con la quale controllavano le proprie vittime-per mesi o anni-,dalla abilita’ ad infiltrarsi e a travestirsi, ad imparare lingue e usanze del nemico e dalla flessibilita’ operativa -potevano infatti di volta in volta svolgere il ruolo dei missionari o dei sicari-che rendeva il loro modus operandi articolato e imprevedibile.

BADENKAMPE di HANNS SCHNEIDER-BOSGARD,LEG 2003

Scritto dal corrispondente bellico delle SS e pubblicato tra il 1944 e il 1945 ,questo saggio costituisce un vero e proprio handbook di controguerriglia operativa sorto per attuare efficaci contromisure nella zona operativa del Litorale-Adriatico.Benche’ diviso in otto capitoli-all’interno dei quali trovano ampio spazio le riflessioni di Seitz sul ruolo degli ustacia nel contesto croato,le analisi comparative di Rosner sul nazismo e sul fascismo e l’approccio geopolitico di Glauen sulla penisola istriana-la parte centrale del saggio e’ dedicata alla individuazione delle linee di forza che caratterizzano la guerra per bande e alle necessarie contromisure. L’autore- consapevole che numerose sono le caratteristiche che accomunano la guerra per bande sia in Europa che nei continenti extraeuropei -e’ altresi’ persuaso che il contesto operativo possa l’analista a introdurre delle varianti che certo non inficiano il quadro teorico di riferimento. Partendo da un assunto clauswetziano,l’autore sottolinea come la guerra per bande sia una vera e propria guerra assoluta che infrange ogni norma del diritto bellico e di cui i bolscevichi sono stati-insieme agli inglesi-interpreti di indubbio valore.La sua diffusione capillare a livello geografico prova che la guerra per bande non ha confini nonostante le diversita’ geopolitiche. L’assenza di attriti e’ certamente un’altra caratteristica di rilievo tanto quanto l’esigenza di distruggere i beni del nemico. Lo smantellamento dei mezzzi di trasporto del nemico e delle vie di comunicazione sono evidentemente due obiettivi ineludibili nella strategia della guerra per bande tanto quanto l’efficacia che determina l’effetto sorpresa cagionando nel nemico sconcerto e disorganizzazione. La mimetizzazione all’interno del contesto della societa’ civile contribuisce in modo evidente al successo della guerra per bande,mimetizzazione che consente la realizzazione di una servizio di intelligence. Proprio per questa ragione la repressione congiunta al controllo capillare della popolazione diventano strumenti efficaci di contromisura e devono consentire di “snidare e neutralizzare gli incaricati locali”della intelligence. Affinche’ la mimetizzazione abbia efficacia, la mobilita’ permanente sia degli uomini che dei depositi deve attuarsi costantemente. A tale scopo,diventa necessario creare le condizioni per una continua fibrillazione del nemico attraverso un incremento delle azioni di sabotaggio e di attacco diretto.Operativamente la formazione di controbande o Jagdkommandos - affiancate da truppe regolari-composte da piccole unita’ sono uno strumento di indubbia efficacia.Naturalmenmte accanto all’azione repressiva diventa indispensabile sia una azione di intelligence sia una accurata guerra psicologica dalla doppia valenza(occulta e /o tramite una adeguata politica culturale) allo scopo di riconquistare gli animi e i cuori della popolazione,dividendo e disgregando nel contempo il nemico. Perche’ tutto cio’ sia portato a compimento una leadership carismatica diviene necessaria ,una leadership che sia in grado di indurre i propri uomini al sacrificio estremo inseguendo il nemico a tempo indeterminato senza lasciare traccia,eliminando le spie,attuando blocchi stradali,addestrando il partigiano alla prontezza operativa costante,costruendo fortificazioni campali,muovendosi in quel segmento temporale che va dal crepuscolo all’alba,sequestrando armi e munizioni al nemico,tagliando le comunicazioni telefoniche, prediligendo il sabotaggio alla distruzione completa(“svitando i binari,piazzando mine sotto i binari,facendo saltare i serbatoi idrici,provocando smottamenti,servendosi di pistole-mitragliatrici e bombe molotov”).Complessivamente l’autore dimostra di avere una conoscenza estremamente approfondita sia della guerriglia che della controguerriglia ,una conoscenza che-al di la’ delle ammissioni implicite-si costruisce su una attenta valutazione della strategia bolscevica e di quella anglosassone la cui efficacia e’ riconosciuta -obtorto collo- dallo stesso autore.

FABIO MINI SOLDATI EINAUDI 2008

Per quanto non possa considerarsi sistematico come il celebre volume di Caligaris Paura di vincere tuttavia il saggio di Mini ha gli stessi pregi:tagliente,irritante per il lettore ipocrita,ironico nei confronti delle patetiche manie di grandezza di determinati scenari strategici.Non sono certo poche le considerazioni critiche che l’autore rivolge-p-e.- al perverso connubio tra politica,lobby industriali e militari di altro grado,alle innovazioni tecnologiche o autoreferenziali o finalizzate a compiacere varie prebende.E come non menzionare le stoccate rivolte ai generali-pappagalli del potere o piu’ semplicemente opportunisti o ,al contrario, gli elogi rivolti ai comandanti operativi e ai professionisti che portano solo onore-con il loro impegno e sacrifico-al paese .Come collocare a latere la vibrante denuncia del gen.Mini rivolta alle innovazioni tecnologiche sofisticate quanto ben lungi dall’essere attuate in tempi ragionevoli o a quelle finalizzate solo a compiacere interessi torbidi che arrecano solo danno ai magri bilanci.Se non mancano-nel breve saggio-le costanti strategiche care all’autore quali l’enfasi posta sul ruolo determinante della guerra psicologica,della guerra asimmetrica e sulla incapacita’ da parte Nato e da parte della intelligence statunitense di dare concreta attuazione ad una modalita’ di fare la guerra diversa da quella della cold war,non mancano neppure gli elogi rivolti alla politica estera italiana,elogi tuttavia subito smorzati dalla consapevolezza dello iato tra Europa e Usa,della presenza di numerosi e consapevoli sabotatori dell’autonomia del dispositivo militare europeo, della assenza di collaborazione tra forze di polizia e armate europee e non,dalla proliferazione di protagonismi e particolarismi che continuano ad ostacolare la possibilita’ di realizzare un sistema di difesa integrato.Proprio l’importanza attribuita all’Europa induce l’autore -senza giri di frasi-a stigmatizzare la politica unilaterale americana interessata alla realizzazione di coalizioni ad hoc e non alla edificazione di alleanze paritarie.Ebbene,accanto allle tematiche di politica estera e militare, non mancano le gustose e significative note di costume come quelle relative all’habitat delle caserme italiane o a quelle inerenti alle schedature ‘alla matriciana’ compiute con il celebre modello I durante gli anni della guerra fredda. A proposito dell’Italia,Mini -differenziandosi da numerosi commentatori-non solo sottolinea la scarsa qualita’ del professionismo attuale-con le dovute eccezioni-ma sottolinea anche-con la dovuta ironia-la presenza nel nostro paese di pseudo-strateghi pronti a servire umilmente il padrone di turno senza alcuna reale competenza professionale in cambio di cattedre universitarie e consulenze parlamemtari.D’altronde, quando la professionalita’ finisce per porsi al servizio del potere-sottolinea con amarezza l’autore- rischia di determinate errori clamorosi e di vasta portata come quelli della mancata previsione- da parte della intelligence americana- dell’attentato dell’11 settembre,come quelli della programmazione di modelli di difesa aziendalistici o come quelli dell’uso non proprorzionale dei mezzi offensivi,uso dettato dala cieca obbedienza al potere e non certo da esigenze realmente militari.Infine,la rivoltante demagogia lessicale delle guerre umanitarie,dei soldati di pace hanno-e continuano a determinare-sovrapposizioni di ruoli con gravi implicazioni operative congiunte a progressive perdite di credibilita’ come -sul fronte opposto-l’importanza sempre maggiore data ai mercenari-rischia di compromettere l’autorevolezza delle forze armate .

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