25 giugno 2021

Gagliano Giuseppe Il sistema di potere malavitoso di Giovanni Giolitti secondo Gaetano Salvemini

La riedizione del saggio di Gaetano Salvemini dal titolo Il ministro della malavita pubblicato per la prima volta nel 1910 e riedito nel 1919 a cura di SERGIO Bucchi per le edizioni Bollati Boringhieri(2021) costituisce un’ottima iniziativa editoriale soprattutto per una ragione insieme semplice e drammatica: la sua attualità e cioè il fatto che il sistema clientelare-mafioso creato da Giovanni Giolitti in Sicilia e in Puglia presenta numerosissime analogie con quello che verrà creato da alcuni partiti-e fra questi la DC -all’indomani della nascita della Repubblica italiana e dei suoi sacri valori. Salvemini avrà modo di dare un giudizio durissimo sul sistema di potere creato da Giolitti nel Mezzogiorno il quale approfitterà delle miserevoli condizioni sociali ed economiche del Meridione per legare a sé la massa dei climates meridionali dando a costoro carta bianca nelle amministrazioni locali, mettendo nelle elezioni al loro servizio la malavita e la questura, assicurando ai suoi clienti la più incondizionata impunità, lasciando che cadessero in prescrizione i processi elettorali o intervenendo con amnistie ad hoc al momento opportuno, mantenendo in ufficio i sindaci condannati per reati elettorali, premiando i colpevoli con decorazioni, non punendo mai i delegati delinquenti, premiando i colpevoli con decorazioni e infine consolidando la violenza e la corruzione. Molto realisticamente Salvemini dirà che certamente Giolitti non era il primo uomo di governo che abbia considerato il mezzogiorno come terra di conquista ma nessuno fu così brutale-sottolineò Salvemini-così cinico e anche così spregiudicato come lui a fondare la propria potenza politica sull’asservimento, sul pervertimento e sul disprezzo del mezzogiorno. Anche se la malavita fece la sua apparizione in Puglia ,e più precisamente nel collegio di Bitonto durante le elezioni del 1897 ,sarà tuttavia con Giolitti che la malavita diventerà in Puglia in tempo di elezioni una vera e propria istituzione dello Stato. Giolitti era in grado di proteggere un suo amico personale, un delinquente notorio ,un camorrista solo perché era aggregato alla sua clientela. Chi fu in grado di creare un esercito di 150 cialtroni meridionali e di 100 affaristi liguri, piemontesi e lombardi che formarono l’associazione a delinquere Giolitti se non il ministro della malavita ? Non fu forse Giolitti che consolidò il suo potere con la violenza anche grazie alla collaborazione della massoneria ?il ministro della malavita con la complicità e la connivenza dei suoi amici deputati farà favori amministrativi alle cooperative di lavoro dei collegi dei deputati a lui favorevoli, regalerà opere pubbliche, magari inutili, distribuirà impieghi e sussidi ai galoppini elettorali dei collegi elettorali a lui favorevoli.Ora, alla luce di questo sintetico ritratto del modus operandi di Giolitti, come possiamo non riconoscere nelle parole di Salvemini un ritratto di una drammatica modernità tranquillamente riferibile a numerosi partiti che hanno fondato la nostra sacra Repubblica?

 
Ricerca
      
dal    al