7 febbraio 2021

Gagliano Giuseppe Il ruolo di Umberto Federico D’Amato nella storia della intelligence italiana

Non intendiamo fare una sintesi seppure esauriente del ruolo dell’ Uaar del nostro paese e in modo particolare del ruolo che ebbe Umberto Federico d’Amato poiché queste sono vicende sono state indagate sia nell’ambito della storiografia contemporanea grazie ai lavori di Aldo Gianulli sia nel contesto della magistratura grazie a Carlo Mastelloni. Quello che intendiamo fate è semmai quello di formulare una serie di considerazioni di carattere generale su un saggio ottimamente documentato edito da Einaudi e firmato da Giacomo Pacini intitolato La spia intoccabile . Federico Umberto D’Amato e l’Ufficio Affari riservati. Ma prima credo sia necessario fare nostra una riflessione dell’autore : è certo inquietante che esistesse in Italia una sorta di polizia parallela che svolgeva il ruolo di servizio segreto ufficioso in diretta concorrenza con quello militare . Una Intelligence questa che agiva in modo del tutto autonomo dalle forze di pubblica sicurezza. Passiamo adesso alle riflessioni che si impongono direi naturalmente a lettura conclusa del saggio . In primo luogo è evidente che il ministero degli interni tramite l’Uaar fosse ampiamente a conoscenza delle dinamiche politiche interne e degli affari - leciti o meno che fossero -del partito comunista italiano fin dagli anni 60 come dimostra la conoscenza che del partito ebbe già lo stesso Efisio Ortona. La seconda considerazione, non meno significativa della precedente, è la conferma documentale che nell’agosto del 1961 alcuni funzionari dell’ufficio si recarono negli Stati Uniti per incontrare i loro omologhi della CIA e,in modo particolare, con Allen Dulles. Ciò dimostra che i legami tra i servizi segreti del ministero degli interni e quelli militari-alludiamo naturalmente sia al SIFAR che al SID -furono fin dall’inizio sempre molto stretti (naturalmente in funzione anticomunista). La terza considerazione è relativa all’operazione che Umberto Federico d’Amato fece nei confronti dei militanti dell’Oas vicenda questa ampiamente conosciuta. Alludiamo naturalmente ai legami tra quest’organizzazione, l’Msi, alcune alte gerarchie del Vaticano e il professor Luigi Gedda.Al di là del drammatico e gravissimo episodio legato all’omicidio di Enrico Mattei Umberto Federico Damato - considerando i legami che esistevano tra l’Oas e alcuni esponenti con la democrazia cristiana nel suo complesso -fece di tutto per evitare ed alimentare scandali politici guadagnandosi in tal modo l’incondizionata fiducia dei vertici politici della DC. Questo episodio dimostra l’estrema attenzione e cautela con la quale Federico d’Amato si rapportava ai vertici politici: pur avendo infatti informazioni compromettenti sia sul partito comunista italiano e su suoi legami con i paesi dell’est sia sulla democrazia cristiana non si servì di queste informazioni-almeno per quanto ne sappiamo-per creare scandali politici. Ma certamente questa capacità di equilibrismo politico non poté che giovargli ai fini della carriera all’interno dell’Uaar. Quarta considerazione: al di là della struttura dell’Uaar suddiviso in sei sezioni l’elemento significativo che emerge dal saggio è certamente lo strettissimo legame di fiducia che si instaurò fra Federico d’Amato e Taviani a dimostrazione di come la politica abbia svolto -e svolga -un ruolo determinate all’interno delle secrete cose e delle secrete stanze . Di come cioè esista un rapporto fiduciario tra determinati rappresentanti della classe politica e i vertici delle istituzioni di intelligence. Basti pensare ,a tale proposito, al ruolo svolto da Giulio Andreotti in relazione al Noto servizio o Anello. Ritornando a Umberto Federico d’Amato non dimentichiamoci che proprio nel 1965 dietro indicazione di Taviani divenne il rappresentante italiano presso il cosiddetto ufficio per la sicurezza interna del patto Atlantico ,ruolo questo importantissimo considerando che incarichi di questo genere erano riservati esclusivamente alla componente militare.E qui dobbiamo far emergere un altro elemento che per certi versi rappresenta una costante della storia dell’intelligence nel suo complesso: i durissimi conflitti di potere fra l’intelligence militare - nello specifico il SID- e quella degli Interni che attraversò gran parte della storia d’Italia degli anni 60 /70 e quindi gran parte della cosiddetta strategia della tensione. Quinta considerazione: può apparire banale-se non addirittura lapalissiano-eppure è necessario sottolineare il ruolo determinante che la democrazia cristiana ebbe nella gestione dell’intelligence sia civile che militare in funzione di contenimento del comunismo. Sesta considerazione: uno dei dati biografici maggiormente significativi della carriera di Umberto Federico d’Amato è certamente quello relativo ai suoi legami con James Jesus Angleton referente dell’intelligence americana in Italia negli anni quaranta ,il quale ebbe modo di tributare elogi e riconoscenza a Umberto Federico d’Amato per avere smantellato una rete spionistica italiana al soldo dei nazisti nel 1943. Un’ulteriore dimostrazione insomma del legame solidissimo che ci fu fin dall’inizio della sua carriera con l’apparato spionistico americano che certo contribuì in modo rilevante - ne siamo convinti - alla sua carriera all’interno del ministero degli interni. Settima considerazione: quella che viene definita la polveriera o l’archivio segreto rinvenuto soltanto in parte altro non è che una serie di dossier sugli uomini politici italiani e sui giornalisti del quotidiano La Repubblica, attività questa del tutto ordinaria per chi lavora a così alti livelli nell’apparato dell’intelligence. Basti pensare a tale proposito ai dossier che possedeva il direttore dell’FBI Hoover. Semmai la considerazione che può essere fatta è di un altro tipo: a cosa servivano questi dossier?A scopo ricattatorio? O servivano per salvaguardare la sua posizione di potere all’interno dell’Uaar?O entrambe le cose ? Ottava considerazione: il timore reverenziale che i comunisti italiani ebbero nei confronti di D’Amato a differenza invece delle critiche durissime che riservarono agli apparati militari di intelligence certo si spiega con il fatto che Umberto Federico d’Amato -pur avendo una chiara percezione di ciò che avveniva all’interno del partito comunista italiano -non se ne servì per ricattarlo o comunque per inficiarne il potere e la stabilità politica. Come sottolinea lucidamente l’autore l’Uaar era in grado di conoscere in tempo pressoché reale tutte le evoluzioni interne del partito comunista, i dissidi fra i dirigenti, la distribuzione degli incarichi eccetera.E questo grazie naturalmente a informatori fedeli nonché preziosi che l’ufficio seppe coltivare con grande pazienza e abilità. Basti pensare che l’ufficio conosceva nel dettaglio anche tutte le controversie legate al cattolicesimo di sinistra ed in particolare a Ernesto Balducci oltre che alla figura del padre gesuita- per certi versi controversa- Angelo Arpa. A tale proposito l’autore del saggio opportunamente osserva come i dirigenti del Pci ebbero sempre il buon senso di evitare di scagliarsi contro di lui a differenza di quanto invece fece maldestramente Andrea Barbato. Nona considerazione: con estrema chiarezza l’autore del saggio fa emergere come l’ufficio ,grazie al suo confidente di nome Menegatti, fosse pienamente al corrente delle dinamiche interne dei gruppi di estrema sinistra, dell’attività del movimento studentesco e soprattutto di quelle legate al gruppo il manifesto. Ancora più chiare e significative le informative che sia l’ufficio che l’intelligence militare avevano su Giangiacomo Feltrinelli di cui conoscevano-è proprio il caso di dirlo-vita, morte, miracoli e misfatti. Ecco che ancora una volta emerge una domanda che abbiamo già avuto modo di formulare in un articolo precedente pubblicato su Osservatorio: ma se gli spioni nostrani sapevano, se avevano questi infiltrati /informatori all’interno di tutti i principali raggruppamenti di estrema sinistra (ma anche di estrema destra e alludiamo ad AN ,ad Ordine Nuovo e alla famigerata Aginter Press ) perché non impedirono la sanguinosa e lunghissima guerra civile che caratterizzò la storia del nostro paese dagli anni 60 agli anni 70? Per destabilizzare stabilizzando come hanno sottolineato gran parte dei magistrati italiani che hanno indagato sulla strategia della tensione? D ‘altronde basti pensare al fatto che l’ufficio era perfettamente consapevole dello scopo del famigerato golpe Borghese e cioè che non si trattasse di un colpo di Stato ma di un colpo d’ordine. Oppure basti pensare agli stretti legami che ci furono tra Zorzi e l’ufficio. Ma soprattutto come poter trascurare il fatto che il nome di Umberto Federico d’Amato è emerso dall’indagine della procura generale di Bologna nel febbraio 2020 in relazione alla strage di Bologna secondo la quale D’Amato sarebbe stato uno dei mandanti della strage?Ed ancora: quale ruolo svolse effettivamente in Svizzera Umberto Federico d’Amato? E a cosa serviva l’appartamento che acquistò a Parigi?Domande queste fondamentali alle quali tuttavia non è possibile rispondere per mancanza di documentazione. Decima considerazione: il coordinamento fra le varie Intelligence che fu posto in essere con il Club di Berna è meritevole solo di un’osservazione: e cioè quella relativa al fatto che i responsabili dei servizi di sicurezza europei fossero consapevoli di come i movimenti di estrema sinistra presenti in Europa fossero in qualche modo collegati con quelli cecoslovacchi, cinesi, albanesi, cubani e naturalmente russi ma anche di come questi movimenti nello stesso tempo avessero anche una dimensione autonoma. Pur tuttavia-almeno dai verbali che l’autore ha avuto modo di analizzare-non riuscirono mai ad avere prove schiaccianti dei finanziamenti che questi paesi avrebbero dato ai movimenti di estrema sinistra europei. Undicesima considerazione: naturalmente l’ufficio era a conoscenza anche dell’attività di intelligence posta in essere da uffici o servizi di sicurezza concorrenti come il Noto servizio che sarebbe sorto nel 1943 dietro indicazione di Mario Roatta come fra l’altro dimostra l’incontro che ebbero i vertici dei servizi di sicurezza italiani nel novembre del 1972 proprio per discutere della vicenda del Noto Servizio. La riflessione che tuttavia dobbiamo fare è un’altra: come è possibile che all’interno di uno Stato apparentemente democratico potessero esserci servizi di sicurezza ufficiosi ma pur tuttavia legati a strutture ufficiali come quella dei carabinieri e del SID e che avrebbero avuto come compito quello di trattare e risolvere questioni delicatissime che non potevano essere certo gestite direttamente dai servizi segreti ufficiali?Stiamo alludendo naturalmente alla nota vicenda che vide coinvolto il responsabile di questo servizio Alberto Titta che insieme al colonnello del Sismi Giuseppe Belmonte entrò più volte nella cella di Cutolo in relazione al caso Cirillo. Questo fa supporre ragionevolmente che strutture di intelligence riservate possono esistere ancora oggi come d’altra parte -seppure allusivamente -indicò Marco Giaconi ricordando la scomparsa di Francesco Gironda in un articolo del 26 gennaio 2020 edito da Babilon Magazine. Dodicesima considerazione: che anche l’Uaar abbia svolto un ruolo all’interno della strategia della tensione è una conclusione che emerge in modo abbastanza chiara negli ultimi capitoli del saggio. Ed è ancora una volta un aspetto drammatico ed inquietante assieme.Almeno tanto quanto i legami che D’Amato ebbe con Gelli e Pazienza . Infatti fin dagli anni 70 d’Amato era pienamente al corrente dell’attività di Gelli e ne aveva informato la CIA ,l’intelligence francese e belga . Nonostante ciò si iscrisse alla P2 - per infiltrarsi?-e quando emerse il suo nome non venne mai attaccato nè tanto meno ebbe danni a livello di carriera. Una riflessione finale infine: il modus operandi dell’ufficio-come d’altra parte di quello dei servizi di sicurezza militari-era costruito in maniera tale che solo determinate informazioni arrivassero sia al vertice politico che soprattutto ai magistrati .Infatti le informazioni venivano attentamente filtrate e rielaborate. La maggior parte certamente celate.Difficile non osservare come l’opinione pubblica sia rimasta all’oscuro delle trame di questo teatro di burattini e burattinai squallido e drammatico assieme. Sitografia Gagliano Giuseppe http://osservatorioglobalizzazione.it/progetto-italia/la-strategia-della-tensione-e-la-battaglia-per-il-potere-in-italia/ Gagliano Giuseppe http://osservatorioglobalizzazione.it/progetto-italia/stragi-stato-p2-usa-mafia/

 
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