27 settembre 2020
Gagliano Giuseppe Balcani e corridoi energetici
Come ampiamente noto nel contesto della relazioni internazionali la pace per i realisti è solo un armistizio in attesa che le differente forze in campo si riorganizzano in vista della guerra successiva. Proprio per questo il contesto internazionale è sostanzialmente atomizzato in una permanente competizione tra Stati. Le alleanze si costruiscono e si disfano unicamente in relazione al variare dei rapporti di forza, cioè del mutare degli interessi, delle condizioni geopolitiche e geoeconomiche.Proprio per questa ragione la guerra non rappresenta un problema di legittimità o legalità nel contesto del realismo politico ma soltanto di opportunità. L’unico criterio valido per i realisti per quanto concerne l’uso della guerra è la sua utilità . Non è dunque lecito, per i realisti, domandarsi se la guerra sia giusta o meno ma se questa sia utile e soprattutto per chi. Evidente allora risulta per i realisti il fatto che la guerra diventa uno strumento in linea di massima legittimo ed idoneo solo quando in grado di procurare determinati risultati volti cioè a consolidare o ampliare l’egemonia di un determinato Stato. Se la nostra ricostruzione, per quanto sintetica, è valida alla luce di questa griglia di lettura, diventa agevole interpretare le motivazioni della guerra del Kosovo.Nel contesto delle relazioni internazionali è ampiamente acquisito ormai il fatto che l’aria compresa tra il Mar Nero e il Mar Caspio sia diventata una vera e propria nuova frontiera dell’energia. Proprio nel Kazakistan, nel Turkmenistan, in Azerbaigian e nell’ Uzbekistan si concentrano enormi riserve di petrolio e di gas .Tutto ciò sta determinando alcune conseguenze di estrema importanza: da un lato enormi investimenti da parte delle principali multinazionali petrolifere occidentali-quelle americane, l’Eni italiana, la Total francese e la BT inglese-allo scopo di accaparrarsi giacimenti e /o concessioni oltre ai diritti di sfruttamento ma soprattutto, e questa è la seconda considerazione, il verificarsi di veri e propri conflitti locali come in Georgia, Cecenia, Kurdistan, Uzbekistan, Tagikistan e Afghanistan per il controllo delle rotte degli oleodotti e dei gasdotti che portano gas dall’Asia ai terminali mediterranei. In ultima analisi l’Eurasia è dunque un vero e proprio teatro di un conflitto spietato tra gli Stati Uniti e la Russia: da un lato Washington ha come suo evidente obiettivo quello di eliminare qualsiasi residuo di legame politico tra la Russia e le repubbliche dell’ex -URSS e dall’altro lato, proprio per raggiungere questo obiettivo, gli USA cercano di consolidare la loro presenza anche attraverso la Nato nelle ex repubbliche sovietiche. In questo contesto la regione balcanica e i suoi corridoi svolgono un ruolo fondamentale. Nello specifico il corridoio quattro collega il porto rumeno di Costanza sul Mar Nero ,attraversando Bucarest, Budapest, Austria e Germania; il corridoio cinque collega invece Trieste, Lubiana, Budapest e Kiev prevedendo due diramazioni e cioè una verso Zagabria e l’altra verso Bratislava. Proprio per queste ragioni Italia Russia hanno un interesse specifico alla crescita di questo corridoio almeno tanto quanto la Germania. Per quanto concerne il corridoio otto collega il porto bulgaro di Burgas sul Mar Nero con Skopje in Macedonia e con il porto albanese di Durazzo. Proprio per questa ragione i porti italiani di Bari e di Brindisi sono molto importanti. Infine il corridoio decimo si connette all’ottavo attraverso Skopje, attraversando il Kosovo, Belgrado, Zagabria, Lubiana e la Germania. È evidente che questo corridoio sia sostenuto dalla Grecia, dalla Serbia, dalla Russia e ancora una volta dalla Germania. In questa ottica la guerra in Kosovo potrebbe essere letta come una sorta di spartizione dei mercati dell’est tra gli Stati Uniti e l’Europa. Credo che a tale riguardo sono significative le affermazioni che il generale inglese Michael Jackson che comandava la forza di reazione rapida atlantica presenti in macedonia abbia rilasciato qualche settimana dopo inizio della guerra, affermazione che sottolineiamo non solo la necessità di garantire la stabilità macedone anche attraverso il suo ingresso nella Nato ma soprattutto che sottolineava l’importanza di tutelare la sicurezza dei corridoi energetici. Opportunamente Antonio Negri sottolineava come il generale alludesse chiaramente all’ottavo corridoio e cioè all’asse est-ovest che dovrà convogliare con le pipeline le risorse energetiche dell’Asia centrale dal terminale del Mar Nero all’Adriatico, saldando in questo modo l’Europa all’Asia. Ecco spiegato dunque perché grandi e medie potenze,a cominciare dalla Russia, non intendono essere escluse dal regolamento dei conti che si è svolto nel 1999 nei Balcani.