25 luglio 2019

Giuseppe Gagliano L’Europa delle parole

Dal punto di vista strettamente militare la cosiddetta Europa della difesa non è altro che una sorta di coordinamento delle iniziative militari a livello dei singoli paesi europei: infatti la cosiddetta Europa della difesa non solo al momento attuale non è in grado di avere una struttura atta a proteggere il territorio ma tantomeno possiede una struttura militare di intervento rapido o un comando militare operativo. Insomma l’Europa non è in grado di avere una politica della difesa unitaria né tantomeno una strategia militare unitaria. L’Europa della difesa, dal punto di vista strettamente operativo, non è altro che un marginale progetto militare rispetto alla NATO fatto troppo spesso di formule vuote soprattutto perché l’Europa della difesa -nonostante le aspettative golliste-vive nell’ottica della complementarietà e della condivisione dei compiti con la Nato. È difficile negare fra l’altro che una delle nazioni europee che ha contribuito -almeno fino a questo momento - a ritardare la realizzazione di un’Europa che la difesa sia stata l’Inghilterra che ,in quanto alleato degli Stati Uniti ,pare più intenzionata a bloccare tutti i progetti che potrebbero fare concorrenza alla Nato ,o comunque potenzialmente ostili a Washington ,piuttosto che contribuire a realizzare un’Europa della difesa. Ma anche il Belgio con le sue attuali scelte sta contribuendo a minare la possibilità di costruire una Europa della difesa : invece di acquistare apparecchi fabbricati di Europa il Belgio ha acquisito F- 35 con relativi costi esorbitanti che hanno avvantaggiati non sono in Stati Uniti ma soprattutto l’industria militare americana Lockeed Martin. Questa dipendenza delle industrie militari europee da quelle americane dipende certamente anche dal fatto che le industrie militari europee stanno perdendo quote di mercato rispetto a quelle degli altri Stati e soprattutto dipende dal fatto che il budget per la difesa delle singole nazioni europee non possa essere paragonato a quello della NATO o a quello degli Usa. Un altro elemento che gioca a sfavore della possibilità di costruire una politica di sicurezza militare comune dipende dagli evidenti conflitti di interesse tra le singole nazioni europee a livello di politica estera ;un altro fattore , non meno importante del primo, è la profonda diversità ,a livello giuridico e politico, tra gli Stati europei. E che dire ,infine ,del fatto che l’unico paese europeo ad avere una politica nucleare militare autonoma sia la Francia? Insomma ,sotto questo profilo ,l’Europa è ancora un coacervo di scelte incoerenti o di scelte corporative (con eccezioni di rilievo come il progetto Galileo)finalizzate a tutelare gli interessi delle proprie industrie a danno di quelle dei paesi concorrenti. .

 
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