8 aprile 2017

Gagliano Giuseppe Potere e antagonismo nel socialismo libertario europeo e americano del Novecento

Il tema del potere, e del contropotere, il ruolo degli intellettuali come agenti di trasformazione radicale all’interno della dimensione politica e sociale oltre che economica, la posizione antagonista da loro teorizzata e attuata in contrapposizione al sistema dominante specificatamente in relazione ai concetti di stato, di capitalismo, di tecnocrazia, hanno da sempre orientato i miei studi e sono stati oggetto di trattazione di diverse mie opere. Anche questo mio ultimo lavoro s’iscrive nel filone della riflessione su argomenti chiave come quelli ora delineati e si propone di farlo a partire da un’angolatura che intende considerare un movimento come quello del Socialismo libertario europeo e americano del Novecento attraverso i contributi in termini di analisi e di prassi politica di vari intellettuali esponenti di primo piano di questa corrente ideologica che teorizza la libertà dai vincoli statuali e dalle imposizioni delle élites dominanti relativamente non solo alla vita collettiva ma anche alla sfera individuale prendendo come punto di riferimento i bisogni reali e le aspirazioni degli individui e delle masse lavoratrici I confini tra libertarismo e anarchismo, come apparirà dai risultati di questo studio, sono labili: c’è infatti una commistione di temi affrontati, di idee e di tesi espresse, di persone implicate nella loro definizione e attuazione, per cui molto spesso si parlerà di libertarismo come filiazione o movimento parallelo all’anarchismo, a volte con la dichiarata cognizione da parte degli autori considerati della coincidenza tra i due termini (si vedano in proposito la lucida posizione di Chomsky, ma anche quella di Onfray e di Graeber), a volte, come afferma Pietro Adamo nel suo L'anarchismo americano nel Novecento, scoprendo un carattere di relazione «non intesa» eppure innegabilmente esistente tra le posizioni dell’anarchismo “tradizionale” e movimenti libertari come quelli della contestazione giovanile del ’68 e delle varie organizzazioni sociali, antirazziali, femministe e della sinistra radicale americana che l’hanno preceduto e accompagnato, per non dire della posizione totalmente spontanea degli hippies di quella nazione, per finire con le realtà no global dei nostri giorni. Le istanze portate avanti dal socialismo libertario e dall’anarchismo dunque sostanzialmente coincidono. E comuni sono anche le matrici ideologiche originarie, fondamentalmente rintracciabili nelle rivendicazioni libertarie espresse nell’esperienza dei Diggers britannici del XVII secolo che diedero vita a comunità autogestite basate sull’uguaglianza dei membri e sulla condivisione totale dei beni e della gestione pubblica, nel pensiero di un William Godwin, il primo vero teorizzatore anarchico, critico dello stato, chimera di copertura della volontà di repressione della libera volontà dei membri della società, indicato da Kropotkin come “il primo teorico del socialismo senza governo”, oltre che nelle idee degli Illuministi francesi ai quali fra gli altri si richiama esplicitamente Noam Chomski, quando nel suo Anarchia. Idee per l’umanità liberata riconosce che al socialismo libertario è toccato di portare avanti e amplificare il messaggio umanistico radicale proprio dello stesso Illuminismo. Nel saggio si dà rilievo a questa contiguità di posizioni, quale emerge dall’analisi delle opere e dell’azione degli autori di punta che si è scelto di considerare: per l’Europa Michel Foucault e Michel Onfray, entrambi profondamente intrisi delle idee e dei valori emersi con l’esperienza del maggio francese, per l’America i protagonisti del libertarianism e della sinistra radicale rappresentati da Herbert Marcuse, Noam Chomsky, Howard Zinn, e David Graeber, protagonisti o eredi della contestazione sessantottesca. Accanto a questi ultimi si è analizzato anche il socialismo libertario o meglio l’anarchismo pragmatico dell’inglese Colin Ward, singolare figura di architetto dalla profonda sensibilità sociale che ha tradotto nella sua professione oltre che nella sua opera teorica. Per tutti questi autori il ruolo dell’intellettuale si è rivelato un importantissimo strumento di trasformazione radicale e di antagonismo al sistema, di cui si vedranno di volta in volta i contenuti e le modalità di attuazione.

 
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